lunedì 7 luglio 2014
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​Il professor Gianmaria Palmieri è il rettore dell’Università del Molise, l’ateneo che ha ospitato il primo discorso di papa Francesco a Campobasso. Emozionato, ma soddisfatto per il prezioso contributo logistico offerto dalle strutture accademiche alla buona riuscita della visita papale, ha risposto ad alcune domande di Avvenire.Il Papa nel suo primo discorso in Molise ha citato ed elogiato il riferimento nel suo saluto a «Dio che rompe gli schemi»…In realtà è stato lo stesso Pontefice a suggerirmelo. Il Molise, una regione sana ma marginale e periferica, viene scelta dal Papa per una visita pastorale. E questo rompe gli schemi. Noi non abbiamo le emergenze di altre realtà come l’immigrazione a Lampedusa o la criminalità in Calabria. Ma abbiamo una emergenza che riguarda tante periferie d’Italia, quella della precarietà del lavoro che manca. Quindi il richiamo bellissimo che il Papa ha fatto tra il lavoro e la dignità va inquadrato anche in una dimensione che vuole superare la precarietà lavorativa. E anche il messaggio che ci ha dato in ordine alla famiglia, al tema del tempo da dedicare al giocare con i figli, in qualche modo indica una scelta rispetto al tema del lavoro, perché lavoro ed educazione dei figli non possono essere disgiunti. Non si può crescere un figlio con una precarietà che incombe su un rapporto di lavoro.Lei è rettore di una piccola ma dinamica Università. Qual è il messaggio al mondo accademico che lei ha raccolto dalle parole del Papa?Intanto vorrei sottolineare l’importanza stessa del gesto del Papa: accettare di tenere un discorso così importante in un’Aula magna di una università statale indica una prospettiva importante. Poi c’è stato il riferimento all’esigenza di legare la ricerca al superamento della crisi. È dalle idee, dalle idee scientifiche che trovano le loro radici nelle aule universitarie, che nasce una prospettiva di superamento della crisi. Questo è un richiamo molto importante rispetto alla desertificazione dell’Università che ormai va avanti da un quindicennio in questo Paese.Il Papa ha lanciato un messaggio forte sulla necessità di un "patto per il lavoro"…È molto importante. Indica una prospettiva per la classe dirigente nazionale rispetto ad una emergenza collettiva. Un richiamo che deve essere raccolto.Alla fine del suo discorso il Papa ha rivelato che da provinciale dei gesuiti inviò come cappellano nella missione argentina in Antartide un confratello che era originario proprio di CampobassoAdesso ci metteremo all’opera per ricostruirne un profilo e magari portarglielo da Campobasso.
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