mercoledì 25 marzo 2020
Parla Francesco Mercurio, presidente del Comitato delle Persone Sordocieche della Lega del Filo d’Oro
Francesco Mercurio, presidente del Comitato delle Persone Sordocieche della Lega del Filo d’Oro

Francesco Mercurio, presidente del Comitato delle Persone Sordocieche della Lega del Filo d’Oro - Collaboratori

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Ci sono persone per le quali limitare i contatti fisici, come imposto dai decreti emanati dal governo per arginare i contagi da Covid 19, può voler significare una condanna alla solitudine più assoluta. A molti dei pazienti sordociechi presi in carico dalla Lega del filo d’oro la comunicazione smart non porterà alcun conforto, perché chi vive la sua socialità solo attraverso il tatto di Skype non sa che farsene.

«Per noi il tatto è vista, e per alcuni di noi anche molto di più – spiega Francesco Mercurio, presidente del Comitato delle Persone Sordocieche della Lega del Filo d’Oro –. Eppure siamo chiamati a scegliere: chiedere aiuto - e correre e far correre rischi - oppure rinunciare? Siamo costretti a vivere con un senso di colpa che toglie il sonno per quelle persone che, inevitabilmente, devono entrare in contatto con noi, le assistenti, che pure cerchiamo di coinvolgere al minimo per la loro e la nostra sicurezza».

Nel 2019 la Lega del filo d’oro, ha seguito circa 950 utenti, il 7% sono persone che hanno più di 65 anni e il 3% sono bambini tra 0 e 4 anni che spesso presentano un quadro clinico molto complesso. Le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali, così come tutte le persone che soffrono di patologie cronico-degenerative e di pluridisabilità, rappresentano una delle categorie maggiormente esposte al rischio di contrarre il coronavirus, ma sono anche più vulnerabili alle ricadute sociali derivanti dalla grave epidemia in corso.

Si stima che nel nostro Paese ci siano quasi 190mila persone con disabilità legate alla vista e all’udito (studio Istat per la Lega del Filo d’Oro, 2016) e più della metà hanno bisogno di assistenza continua. Per questo l’espansione dell’epidemia di coronavirus, per loro e i loro caregiver, è estremamente rischiosa.

«Non chiediamo deroghe alla normativa, siamo consapevoli che il virus non ne ammette. Tuttavia, il contatto rappresenta per noi una questione di vitale importanza e vorremmo che questa vicinanza necessaria alla comunicazione delle cose essenziali e allo svolgimento delle attività della vita quotidiana, avvenisse in sicurezza per noi e per le persone che ci aiutano», spiega ancora Mercurio.

Difficoltà vissute anche dai familiari delle persone con disabilità plurime che, da quando si sono viste chiudere tutti i servizi di sostegno, sono state lasciate sole a gestire situazioni estremamente complesse.

«Questa situazione, difficile per tutti, mette a dura prova chi già viveva una vita difficile. La caratteristica di questo virus, infatti, è che si può trasmettere anche con il contatto delle mani. E questo è atroce per chi, come noi persone sordocieche, attraverso il tatto si orienta e comunica con il mondo. Per noi avere accesso ai presidi sanitari di prevenzione è necessario per allentare la morsa dell’isolamento a cui siamo stati confinati».

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