giovedì 16 gennaio 2025
Le conseguenze politiche di una vicenda che ormai è andata oltre l'interpretazione delle leggi nazionali e regionali.
Luca Zaia

Luca Zaia - Ansa

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La Lega e Matteo Salvini sono al bivio. C'è un altissimo dirigente del Carroccio veneto, Luca Zaia, che vuole una risposta. Ex ministro, tre volte governatore, vincitore delle ultime elezioni regionali con il 76%, capo di una lista che porta il suo nome e che sul territorio vale più del 40%. Chiede di poter correre per il quarto mandato, in autunno 2025 o nella primavera 2026, ma la premier Giorgia Meloni, FdI e FI sono contrari. Non solo: il partito della presidente del Consiglio ritiene di avere il diritto di indicare il prossimo candidato a governatore. Ora Zaia ha messo sul tavolo l'artiglieria pesante: se non avrà il via libera della maggioranza, è pronto a correre da solo. E, probabilmente, a battere in beata solitudine sia il centrodestra sia il centrosinistra. Una pistola carica messa non solo sul tavolo del centrodestra, ma anche del suo partito, la Lega, sinora "timida" nel prendere le sue difese.

Cosa dice la legge nazionale

La legge 165 del 2004 parla chiaro: i governatori delle Regioni possono restare in carica per due mandati consecutivi. Stop. L'unica possibilità di candidarsi per la terza volta è cambiare la legge. La Lega ci ha provato di recente in Parlamento, con un emendamento che istituiva ufficialmente il terzo mandato per i governatori, ma FdI e FI, insieme al Pd e ad altre forze di opposizione, hanno detto no.

Perché Zaia ha fatto già tre mandati

Luca Zaia ha vinto la prima corsa a governatore del Veneto nel 2010. Ma la legge nazionale sul doppio mandato è stata assimilata nell'ordinamento veneto solo nel 2012. Il conteggio nella Regione è iniziato da quel momento. E ci furono polemiche già allora per quella che appariva una forzatura di una chiara legge nazionale. Ma ai tempi Zaia è riuscito nel suo proposito: quello del 2010 è stato il "mandato zero", poi ha rivinto le elezioni nel 2015 e nel 2020.

Il caso di De Luca e l'intreccio con Zaia

Proprio usando il cavillo che ha consentito a Zaia di fare tre mandati, anche il governatore campano Vincenzo De Luca vuole candidarsi per la terza volta alla guida della Regione. Il metodo è identico a quello usato a suo tempo dal collega del Nord: il Consiglio regionale della Campania solo di recente, a novembre 2024, ha recepito la legge nazionale. Dunque, secondo De Luca, il conteggio è iniziato adesso: lui avrebbe la possibilità, secondo questo ragionamento, di fare serenamente un altro mandato. Ma stavolta il governo in carica ha reagito, con un ricorso alla Corte costituzionale in cui si chiede, in sostanza, di dirimere un dubbio: se c'è una legge nazionale che impone il doppio mandato, la sua applicazione è vincolata al recepimento regionale? Non solo, anche il centrodestra campano ha presentato un ricorso al Tar per invalidare la seduta in cui è stata varata la legge pro-De Luca. Le due vicende politicamente camminano insieme: quella di De Luca interessa da vicino la segretaria del Pd Elly Schlein, che in Campania vorrebbe imporre un cambiamento; quella di Zaia interessa Meloni, che forte del consenso di FdI vuole un "suo" governatore in una Regione del Nord.

Le implicazioni politiche per il governo e per la Lega

Oggi sul caso Zaia si pronuncerà il Consiglio federale della Lega. I dirigenti storici del Carroccio vogliono che Salvini assuma una posizione forte. Nell'ultimo Consiglio dei ministri, quello che ha deliberato il ricorso contro De Luca, il capopartito non si è presentato. Il governatore del Veneto, di contro, ha rilasciato interviste esplosive, che sembravano rivolte non solo alla premier, ma anche al leader del suo partito, il quale da tempo è insidiato nella leadership proprio da Luca Zaia. Insomma, il caso-Zaia può destabilizzare la Lega e di conseguenza la maggioranza.

La polemica sugli sfamati

Il caso ha assunto anche connotazioni non proprio elegantissime negli ultimi giorni. Zaia, come d'altra parte De Luca, ne fa una battaglia in nome del primato del popolo, da opporre ai dirigenti romani che vengono mandati in Parlamento senza ricevere preferenze. Zaia ha parlato di personalità "da 30 anni sfamati" con i soldi pubblici, e ieri il forzista Maurizio Gasparri gli ha risposto per le rime dicendo "sfameremo anche Zaia". Per il governatore del Veneto le alternative al terzo mandato fioccano: da ministro a sindaco di Venezia, al Coni. Ma adesso non è più soltanto una questione di poltrone. E' diventata una questione di dignità politica di una forza di governo. O meglio: di dignità politica di una componente fondamentale di una forza di governo. E a questo livello di problematicità i contentini potrebbero non essere più sufficienti.

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