
Cristian Gennari
Il difficile messaggio è passato: si può ancora lavorare insieme in politica. Partendo dai territori. Ma facendo valere il metodo del dialogo anche su larga scala. La “due giorni” romana della neonata «rete di Trieste» aveva in fondo questo scopo, apparentemente semplice ma in realtà molto complesso. Le 36 ore di confronto, di tavoli, di laboratori servivano a rompere timori e diffidenze. E a conclusione di una maratona che ha tolto ai 400 amministratori sia il giorno di San Valentino sia le distrazioni sanremesi, il principale promotore dell’iniziativa, Francesco Russo, può rompere gli indugi: si parte con una prima strutturazione leggera, una lista di priorità che definiscono la «Carta d’identità» della rete, una mobilitazione con proposte concrete «in almeno cento città». Sempre «con lo stile rigorosamente bipartisan e trasversale che ci ha contraddistinto in questi giorni».
Sgomberato il campo da letture semplicistiche su nuovi partiti e nuove leadership, Russo ha voluto dare il segno concreto di un «noi» che si mette all’opera, di una leadership diffusa, corresponsabile. «Ci dobbiamo dare un primo coordinamento provvisorio e vi propongo di darcelo con un sorteggio». Una proposta spiazzante, che però poi raccoglie l’applauso della platea quando Russo la spiega: «Questa rete è fatta da persone che si stimano, in cui possiamo fidarci di chi ci siede a fianco. Sappiamo che se ad assumere un servizio sarà una persona che ha lavorato con noi in questi giorni, farà bene». Dei criteri però il coordinamento li rispetterà: rappresentanza del centrodestra, del centrosinista, del centro, del civismo cristianamente ispirato. E ancora, seguendo la lezione di Trieste, porte spalancate a giovani e donne. Altro criterio, ovviamente, quello della rappresentazione dell’intero territorio nazionale.
Con queste premesse partirà una «mobilitazione» che punta a raggiungere cento città, attraverso l’elaborazione di proposte concrete e condivise da portare, con stile bipartisan, nei Consigli comunali, regionali o provinciali. Sui temi che gli stessi partecipanti hanno individuato nei lavori di gruppo. Con un ordine di priorità eloquente: le solitudini dei giovani, le azioni per un welfare inclusivo, la cittadinanza attiva e i patti di collaborazione, lo spopolamento dei piccoli centri, la copartecipazione dei cittadini ai servizi sanitari territoriali.
E se venerdì Russo (ex senatore e attuale vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia) aveva dovuto ricorrere alla metafora dell’«ornitorinco» per sottrarre la rete a facili classificazioni, ieri l’immagine usata è quella del «calabrone». Il network sembra non poter volare, eppure si è attrezzato per farlo.
A conclusione della prima tappa nazionale, assume un significato più compiuto anche la tavola rotonda di venerdì pomeriggio, quella più politica. C’erano Paola Binetti, Ernesto Maria Ruffini, Paolo Ciani, Giuseppe Irace e, come attento e acuto osservatore delle dinamiche politiche, Giorgio Vittadini. Insieme restituivano la pluralità delle opzioni di impegno per i cattolici che vogliono impegnarsi in politica. Nei due poli o cercando una strada più identitaria, ma facendo riferimento a una visione organica della persona. Opzioni che nella rete non dovranno “difendersi” dalle altre opzioni, come ribadito ieri mattina, nell’introduzione alla giornata, da mons. Luigi Renna, presidente del Comitato per le Settimane sociali che ha portato anche il saluto del presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi.
E in effetti i lavori di ieri hanno avuto un corso alleggerito da preoccupazioni via via svanite. Con le canzoni di Sanremo a farla da padrona negli interventi dei relatori. E con altri spunti che sono risultati fieno da mettere in cascina.
L’intervento di Antonio Campati, professore della Cattolica - ha portato i saluti della rettrice Elena Beccalli - ha messo in luce il «tetto di cristallo» che impedisce agli amministratori locali di accedere a posizioni politiche dove conta solo la fedeltà al leader. La presidente dell’Umbria, Stefania Proietti, ha calcato la mano su «pace e clima» come priorità per il dialogo trasversale. La sottosegretaria del Piemonte Claudia Porchietto ha ricordato la concretezza necessariamente bipartisan delle vertenze legate all’occupazione e all’industria. Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, si è inserito nel filone caro al mondo cattolico, quello della «felicità pubblica» da contrapporre alla mera misurazione del Pil. Mentre la deputata dell’Assemblea siciliana Margherita La Rocca Ruvolo ha messo in luce quel «discernimento sulle scelte» che spesso smussa differenze e steccati ideologici. Insomma, si può fare.