sabato 24 gennaio 2009
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«Sono entrato in questa diocesi il 30 giugno del 2007. Circa 14 mesi fa que­sto signore è venuto da me non a denunciare fatti di pedofilia, sia ben chiaro, ma ad accampare pretese sui beni immobili dell’I­stituto Provolo: pretende­va di mantenere l’utilizzo di una palazzina e di una tenuta che per anni gli e­rano state offerte per ge­nerosità a titolo gratuito. Mi ha minacciato dicendo che si sarebbe vendicato con accuse di pedofilia e che avrebbe rovinato la congregazione. Gli ho chiesto invano informa­zioni più precise su tali ac­cuse ma non ha voluto fa­re nomi» . Non ci sta il vescovo di Ve­rona, Giuseppe Zenti, a la­sciare che « fantasie aber­ranti, create strumentaliz­zando testimoni improv­visati e inattendibili » in­fanghino « una congrega­zione e una diocesi, non è corretto sotto un profilo civile » . Poi alle vie oblique scelte dagli accusatori ri­sponde con l’arma della trasparenza: « Le situazio­ni descritte sono tanto raccapriccianti che, se an­che uno solo degli episodi fosse vero, io interverrei immediatamente. Ma vo­glio una denuncia regola­re, prove concrete e non racconti allucinati quanto inverosimili». Alla folla di giornalisti e­nuncia i lati oscuri della vicenda, mentre i suoi in­terlocutori si fanno sem­pre più attenti: «Giorgio Dalla Bernardina, presi­dente di una delle Asso­ciazioni di ex alunni sordi dell’Istituto, ci ha contat­tato solo tre volte per let­tera – rivela – ogni volta senza presentare una de­nuncia dei fatti né circo­stanziarla con i nomi. Io l’ho correttamente man­dato dall’interlocutore più competente, il vicario giu­diziale Giampietro Maz­zoni, la persona che co­nosce le procedure da se­guire e che gliele ha indi­cate. Come tutta risposta, ha fatto quanto aveva mi­nacciato: e alle vie istitu­zionali ha scelto la scor­ciatoia del settimanale L’Espresso» . Una situazione che il ve­scovo guarda con indi­gnazione mista a pietà: « Sono tra l’incudine e il martello – commenta – Dalla Bernardina è un no­stro diocesano... Ma se vo­leva fare la guerra doveva corazzarsi, non usare la baionetta » , come a dire che si è messo in un pa­sticcio più grande di lui. Tanto che il vescovo anco­ra gli tende una mano: «Lo invito a mettersi una ma­no sulla coscienza e a chiudere in modo digni­toso con una smentita, al­trimenti saremo costretti a ricorrere alle vie legali perché è inaccettabile che costruisca un impianto inverosimile per suoi fini personali sulla pelle delle persone». Basta riascoltare le « testi­monianze » raccolte da Dalla Bernardina e messe su Internet ieri da un quo­tidiano per coglierne tut­ta la fragilità: non solo si parla di violenze continue e orrende contro bambini e bambine sordi, nell’Isti­tuto, in chiesa, anche in gruppo, con pratiche per­verse di ogni tipo e di una gravità inaudita per 30 an­ni da parte di 25 preti su un totale di 26, ma Dalla Bernardina scivola mala­mente quando addirittu­ra tira in causa Giuseppe Carraro, vescovo di Vero­na dal 1958 al 1978, una delle figure più amate e la cui santità è indubbia, del quale tra l’altro è in corso la causa di beatificazione: « Una vicenda losca chia­mare in causa un uomo si­mile per sostenere che qui, in questa sala in cui siamo, si faceva accompa­gnare i ragazzini per abu­sarne... Ma proprio questo racconto già da solo smonta tutto il teorema » . Lucia Bellaspiga «Invito Della Bernardina a mettersi una mano sulla coscienza e a chiudere tutto in modo dignitoso con una smentita» Il vescovo Giuseppe Zenti
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