martedì 9 aprile 2024
Fondazione Gimbe: 37 miliardi la spesa sanitaria sostenuta dalle famiglie nel 2022. Salute a rischio per due milioni di nuclei famigliari indigenti. Cartabellotta: "Subito misure contro la povertà"
Coda di utenti davanti al pronto soccorso di un ospedale

Coda di utenti davanti al pronto soccorso di un ospedale - Ansa

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Aumenta la spesa sanitara delle famiglie italiane. Nel 2022, secondo un rapporto della Fondazione Gimbe su dati Istat, la cosiddetta "out of pocket" è ammontata a quasi 37 milioni di euro. Ogni nucleo familiare ha speso in media per la salute 1.362 euro, cioè oltre 64 euro in più rispetto al 2021, che salgono a 100 euro nelle regioni del centro-sud. Ma il dato che più preoccupa è che 4 milioni e 200 mila famiglie (sulle 25,2 della rilevazione) hanno limitato le spese per curarsi. E sono quasi due milioni i cittadini che hanno rinunciato del tutto a prestazioni sanitarie per ragioni economiche, perché con le proprie risorse non ce la fanno a far quadrare il bilancio domestico. Ma si rinuncia a visite specialistiche o esami diagnostici, pur avendone bisogno, anche per difficoltà di accesso e a causa dei tempi troppo lunghi di attesa. A rischio, dunque, la salute di oltre 2,1 milioni di famiglie indigenti. Un numero in crescita come quello della povertà assoluta che è passato dal 7,7% all'8,3%. E le stime preliminari dell'istituto statistico per ill 2023 documentano un ulteriore incremento fino all'8,5%.

Più in generale, riporta Gimbe, la spesa sanitaria totale in Italia ammonta a 171.867 milioni di euro: 130.364 milioni di spesa pubblica (75,9%) e 41.503 milioni di spesa privata, di cui 36.835 milioni (21,4%) 'out-of-pocket' e 4.668 milioni (2,7%) intermediata da fondi sanitari e assicurazioni.

"Dalle nostre analisi emergono tre considerazioni - spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - Innanzitutto l'entità della spesa out-of-pocket sottostima le mancate tutele pubbliche perché viene arginata da fenomeni conseguenti alle difficoltà economiche delle famiglie. In secondo luogo, questi fenomeni sono molto più frequenti nelle Regioni del Mezzogiorno, proprio quelle dove l'erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) è inadeguata. Infine, lo status di povertà assoluta che coinvolge oggi più di due milioni di famiglie richiede urgenti politiche di contrasto alla povertà, non solo per garantire un tenore di vita dignitoso a tutte le persone, ma anche perché le diseguaglianze sociali nell'accesso alle cure e l'impossibilità di far fronte ai bisogni di salute con risorse proprie rischiano di compromettere la salute e la vita dei più poveri, in particolare nel Mezzogiorno. Dove l'impatto sanitario, economico e sociale senza precedenti rischia di peggiorare ulteriormente con l'autonomia differenziata", conclude Cartabellotta.
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