Obbligo vaccinale sopra i 50 anni, dallo Stato una triplice tutela della vita
giovedì 6 gennaio 2022

Il crinale è stato superato: per la prima volta si stabilisce un obbligo vaccinale generalizzato per la popolazione. Si sceglie di puntare su una triplice tutela per poco meno della metà dei cittadini italiani. L’obbligo vaccinale va infatti inteso anzitutto come tutela della salute della singola persona. Tanto più vero per gli ultracinquantenni che sappiamo essere la fascia d’età maggiormente a rischio di subire gravi danni dal Covid. Poi come tutela anche per l’intera comunità, dato che la vaccinazione fa diminuire in maniera significativa (seppur non totale) la circolazione del virus e quindi la vaccinazione del singolo contribuisce a proteggere indirettamente l’intera comunità di giovani e anziani, di impossibilitati a vaccinarsi e immunodepressi.

E infine, una tutela del sistema sanitario che, sottoposto a minor pressione di ricoveri per Covid, può meglio curare tutte le patologie a beneficio dell’intera popolazione. Perciò la vaccinazione è oggi più che mai insieme un interesse individuale e un atto di generosità verso gli altri, la migliore 'arma' di difesa personale e di tutti che abbiamo a disposizione rispetto al coronavirus.

Certo si arriva all’obbligo vaccinale perché la persuasione non è bastata e neppure la 'spinta gentile' del Green pass ha convinto tutti. Certamente meglio, dunque, l’obbligo generalizzato, anche se allo stato soltanto per fasce d’età, piuttosto che la generalizzata, discutibile e difficilmente applicabile limitazione della libertà di movimento e di fruizione di alcuni servizi alla persona. Finora il Green pass ottenibile anche con il solo tampone lasciava la libertà di lavorare e di muoversi a chi aveva un’'obiezione di coscienza' o un’eccessiva paura dell’inoculazione.

Ma la diffusione record della variante Omicron, la rinnovata pressione sugli ospedali e i decessi in drammatica ripresa hanno reso necessaria la svolta verso l’obbligo. Le reazioni avverse al vaccino sono nettamente inferiori a quelle di altri farmaci che assumiamo, e i dubbi rispetto all’eticità della sperimentazione degli stessi antidoti sono stati fugati da tutte le autorità religiose. Non vi è dunque motivo né razionale né di fede per rifiutare i vaccini. E l’obbligo generalizzato della vaccinazione va inteso come la scelta di uno Stato e di una comunità decise a mettere la tutela della vita al primo posto.

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