martedì 19 dicembre 2023
Attesa per il discorso di Mattarella di domani alle alte cariche. Il Costituzionalista Ceccanti: ogni sforzo per una riforma condivisa, evitare conflitti
Il capo dello Stato domani alle alte cariche

Il capo dello Stato domani alle alte cariche - ANSA

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C'è un piano governo-maggioranza teso a ridurre il ruolo del Capo dello Stato? E c'è il rischio che la riforma costituzionale che sta prendendo forma possa aprire un pericoloso conflitto tra istituzioni? Le parole di Ignazio La Russa (ieri a Palazzo Giustiniani) hanno riacceso il clima. Rispetto all'ampliamento nei fatti dei poteri del Capo dello Stato - ha detto la seconda carica dello Stato - «l'elezione diretta del capo del governo potrebbe ridimensionare l'utilizzo costante di questi ulteriori poteri» con un effetto che sarebbe un «atto di salute della nostra Costituzione». Polemica inevitabile. E non basta la precisazione di Palazzo Madama a spegnerla. Come non basta La Russa che assicura che il «progetto di riforma costituzionale futura non modifica i poteri del Presidente della Repubblica», esprimendo poi il «totale rispetto verso il Presidente Mattarella tanto ovvio quanto conclamato». Caso chiuso? Nemmeno per idea. E per capire di più bisognerà attendere ancora qualche ora: domani infatti il capo dello Stato nel suo discorso alle Alte cariche potrebbe decidere di toccare la questione riforma costituzionale. Per ora basta leggere le parole di Del Rio e di Tajani per capire. «È grave l'attacco di La Russa al Quirinale. Sono preoccupato anche per i toni da "arringa popolo" della premier Giorgia Meloni», dice l'ex ministro del Pd che chiosa: «Il presidente della Repubblica è arbitro. Quando i capi dello Stato hanno preso delle iniziative è stato per salvare il Paese dalle debolezza della politica. Il fatto grave oggi è l'attacco della destra all'equilibrio dei poteri fissati dalla Costituzione». Dal centrodestra parla il ministro degli Esteri Tajani: «Il premierato dà stabilita a governo ma non toglie poteri al capo dello Stato. Questo deve essere chiaro. Da più poteri. Detto ciò il testo elaborato da Casellati è stato frutto di consultazioni e si è arrivati a questa proposta. L'alternativa era l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Ma in Italia il ruolo terzo di arbitro della politica del presidente della Repubblica è sempre stato detto, quindi si è pensato di non puntare sulla repubblica presidenziale. Adesso il dibattito passa al Parlamento e se non ci sarà la maggioranza prevista, saranno i cittadini a decidere cosa fare del loro futuro».

I riflettori sono puntati sul Colle. E a interrogatici si sommano interrogativi. C'è un corto circuito tra Colle e Palazzo Chigi? C'è una preoccupazione del Quirinale verso la riforma costituzionale che sta prendendo forma e sulla quale si continuano a registrare scosse e strappi? Stefano Ceccanti, ascoltato costituzionalista ed ex parlamentare Pd da molti considerato vicino al Colle, evita i toni propagandistici e riflette a voce alta: «Ci sono preoccupazioni di contenuto. Ma soprattutto ci sono preoccupazioni di metodo. Come ha sostenuto il presidente della Corte Costituzionale Barbera una riforma condivisa con una maggioranza di due terzi del Parlamento e dunque senza referendum e una seconda a maggioranza con referendum, pari non sono. La prima è un'opzione preferenziale, la seconda una subordinata. Qui, invece, governo e maggioranza sembrano decisi a voler fare da soli andando dritti al referendum». Capiremo presto se la linea Ceccanti è anche la linea del Colle. Se anche Mattarella ripeterà quello che oggi dice il Costituzionalista: la Costituzione «non è una legge qualsiasi, bisogna fare ogni sforzo per privilegiare larghi consensi». L'impressione è che i larghi consensi non ci saranno. Ma Ceccanti insiste. «Prevedere anni prima come possa finire un referendum è impossibile. E questo velo di ignoranza dovrebbe spingere tutti a trovare un accordo a due terzi che sarebbe tecnicamente possibile. È solo un problema di volontà politica: c'è tutto il tempo per realizzare accordi sensati ed evitare conflitti dannosi». Capiremo presto se il "miracolo" è possibile. Se c'è ancora spazio per una mediazione che oggi pare impossibile.


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