lunedì 19 giugno 2023
Per l'attentato alla caserma allievi carabinieri di Fossano, avvenuto nel 2006, il pg di Torino, Saluzzo, chiede anche l'isolamento diurno per 12 mesi al leader anarchico
Cospito in collegamento dal carcere di Sassari

Cospito in collegamento dal carcere di Sassari - ANSA

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Ergastolo e isolamento diurno per 12 mesi. È la richiesta avanzata dal procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, per il leader Fai-Fri, Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale, Alfredo Cospito nel processo per l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano del 2 giugno 2006. Per Anna Beniamino, accusata per la stessa vicenda, la richiesta è stata di 27 anni e un mese.

La pesante richiesta del procuratore, che ha affermato che «Cospito non merita sconti», è l’ultimo atto del nuovo processo davanti alla Corte d’appello. Sentenza prevista per il 26 giugno. Cospito ha preso la parola per una dichiarazione spontanea in videocollegamento dal carcere di Sassari dove si trova al 41-bis, affermando che «la mia vicenda processuale è stata usata come una sorta di clava da una parte politica, il governo, contro un’altra parte politica, la cosiddetta opposizione». Il riferimento è alle polemiche sorte dopo la visita in carcere di una delegazione del Pd, le accuse da parte di Fratelli d’Italia ai dem di aver incontrato anche i mafiosi, le controaccuse con richiesta di dimissioni al sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro.

E Cospito butta benzina sul fuoco denunciando come il 41-bis sia uno strumento «usato per mettere il bavaglio a una generazione di mafiosi che lo Stato ha usato e poi tradito rinchiudendoli qui sino alla morte per tappare loro la bocca ed evitare che emergano i segreti oscuri della Repubblica». Anche se poi mette le mani avanti e definisce «ridicole» le «accuse su un’alleanza fra anarchici e mafiosi».

A questo nuovo processo si è arrivati dopo due sentenze della Cassazione e della Corte costituzionale. La prima il 6 luglio 2022 lo aveva condannato definitivamente a 30 anni per associazione terroristica e 5 gravi attentati, ma lo aveva rinviato alla Corte d’appello per la rideterminazione della pena per l’attentato di Fossano, considerandolo strage politica, quindi da ergastolo. Si trattava di due bombe “temporizzate”, la prima serviva a far uscire i carabinieri, la seconda doveva fare danno, con chiodi e bulloni. La Cassazione parlava di «volontà di attaccare la sicurezza dello Stato» e di “una «notevolissima potenzialità offensiva», in quanto «gli ordigni sarebbero stati capaci di uccidere un numero indeterminato di persone se si fossero trovate nelle loro vicinanze». Ed è dunque «sussistente l’intento stragista, che non aveva prodotto perdite umane solo per una mera casualità». Nella rivendicazione gli anarchici scrivevano «volevamo ricordare così la festa della Repubblica allo Stato italiano, perché “10-10-1000 Nassiriya” non sia solo uno slogan in Medioriente ma una realtà qui».

Le motivazioni della Corte vengono pubblicate il 17 ottobre e dopo quattro giorni, Cospito annuncia lo sciopero della fame contro il 41-bis, che però risale a ben 5 mesi prima. La Corte d’appello aveva chiesto un intervento della Consulta proprio sull’obbligatorietà della condanna all’ergastolo. Lo scorso 18 aprile la Consulta ha sancito l’incostituzionalità parziale dell’articolo 69 del Codice penale che «vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva» nei casi in cui il reato è punito con la pena dell’ergastolo. Il giorno successivo Cospito ha interrotto lo sciopero della fame, che peraltro aveva parzialmente “ammorbidito” nelle settimane precedenti.

Oggi la dura richiesta di condanna del Procuratore generale. «La Corte costituzionale ha aperto la strada alla possibilità di bilanciare attenuanti e aggravanti anche per il reato di strage politica. Ma nessuno di noi è obbligato a praticare sconti che non siano dovuti. E Cospito non merita nulla».

Aggiungendo che «non è una richiesta fatta a cuor leggero, senza ponderazione e senza una certa dose di sofferenza umana e vi posso assicurare che l’atteggiamento della procura generale non è di vendetta dello Stato nei confronti di Cospito: lo Stato non ha nulla di chi cui vendicarsi contro Cospito, lo Stato non si vendica nei confronti di alcuno, il rappresentante dello Stato che in questo caso è la procura generale non ha atteggiamenti pre concetti, l’unica valutazione è sui fatti».

E i fatti dimostrano che l’attentato «ha avuto delle connotazioni di particolare gravità, in quell’occasione volevano uccidere». Ricordiamo che Saluzzo il 2 febbraio aveva dato parere contrario alla revoca del 41-bis a Cospito, un mese prima aveva ricevuto una busta con un proiettile e la A simbolo degli anarchici.

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