martedì 13 maggio 2014
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«Sono scioccata da questa nuova tragedia...». È quasi sera quando, da Bruxelles, il commissario agli Affari Interni Cecilia Malmström dà voce allo sconcerto e al­la preoccupazione della Commissione europea per l’ennesima tragedia nel Me­diterraneo. Ma la commozione non an­nebbia la vista del commissario uscen­te, che chiede all’Europa di mettere in te­sta alle sue priorità la questione migra­toria : «È ora che gli Stati passino dalle parole ai fatti – incalza –. Chiedo una di­scussione formale nel prossimo Consi­glio affari interni, su come contribuire concretamente alle sfide migratorie nel Mediterraneo». Per il commissario, «sfortunatamente tutti gli sforzi in cam­po non hanno evitato una nuova scon­volgente perdita di vite. È chiaro che la responsabilità è di tutti gli Stati membri dell’Ue». La Malmström invita tutti i 28 governi a «dare seguito all’ Action plan i­dentificato dalla Commissione» e im­pegnarsi nella ricollocazione dei rifu­giati direttamente dai campi fuori la Ue e nell’apertura di nuovi canali legali di ingresso: «Portando queste persone in Europa in sicurezza, eviteremmo loro di cadere nelle mani dei trafficanti che mettono in pericolo le loro vite», argo­menta, e «se ogni Stato si occupasse di ricollocare» anche solo «qualche mi­gliaio di persone», ciò farebbe «una e­norme differenza per centinaia di mi­gliaia di persone che hanno bisogno» e ridurrebbe molto «la pressione dei flus­si migratori». E la richiesta di un piano europeo si al­za forte dal governo italiano, impegna­to nell’operazione Mare nostrum lan­ciata dopo il terribile naufragio di otto­bre a Lampedusa: «L’Europa non può salvare gli Stati, le banche e poi lasciare morire le madri con i bambini – dice in serata il premier Matteo Renzi –. Gli in­terventi debbono farli anche gli altri Pae­si europei, nessuno può girarsi dall’altra parte». La strategia dell’esecutivo, che si dispiegherà nel semestre europeo a gui­da italiana, punta a ottenere concrete applicazioni del proclamato principio del burden sharing.  Per valutare la si­tuazione nella 'trincea' siciliana doma­ni il premier, in visita a Palermo, avrà al­cuni incontri politici sul tema dell’im­migrazione. Mentre da Bruxelles, al ter­mine del consiglio dei ministri degli E­steri europei, il titolare della Farnesina Federica Mogherini osserva come sul versante europeo finora ci si siano state «sicuramente» mancanze: «Da parte i­taliana sappiamo che dobbiamo conti­nuare a salvare vite, Mare Nostrum ser­ve a questo, oltre che a contrastare il traf­fico di essere umani, ma è come svuo­tare il mare con un cucchiaino... Abbia­mo bisogno di un sistema sostenibile, a medio e lungo periodo, nel salvataggio in mare e nell’accoglienza. Stiamo lavo­rando perché al consiglio europeo di giugno ci siano passi avanti per la con­divisione della responsabilità...», ripete Mogherini, annunciando inoltre che og­gi, in missione a Washington, parlerà dell’emergenza nel Mediterraneo anche col segretario di Stato Usa John Kerry. Un altro tassello della strategia italiana arriva da Vienna, dove il ministro della Giustizia Andrea Orlando, in un incon­tro col direttore esecutivo dell’Ufficio dell’Onu su droga e crimine (Unodc) Yu­ri Fedotov, ha consegnato una proposta di risoluzione sul contrasto al traffico di migranti da far passare al vaglio delle Nazioni unite. Sui fenomeni migratori, ragiona Orlando, c’è «un deficit di coo­perazione » a livello europeo e interna­zionale, «serve un salto di qualità». In I­talia, il ministro dell’Interno Angelino Alfano usa toni accorati: «Le nostre na­vi sono lì a recuperare morti e a soccor­rere i vivi. E l’Europa non ci sta aiutan­do, si faccia carico di accogliere i vivi...». Nel clima infuocato della campagna e­lettorale, l’ennesima tragedia innesca le frecciate polemiche delle opposizioni, con Forza Italia, Lega e Sel, che parlano di politiche fallimentari e chiedono le dimissioni di Alfano. Ma il ministro re­plica: «A chi ci attacca perché facciamo il soccorso chiediamo, di fronte a que­sti altri morti, di passarsi una mano sul­la coscienza».
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