martedì 14 aprile 2020
Dopo cinque giorni di segnalazioni il barcone è stato avvistato da un cargo portoghese. Onde di 2 metri hanno impedito il salvataggio. Persi i contatti. Il parroco di Lampedusa: "Salvateli"
Gommone alla deriva. Il messagio di allerta trasmesso dalla Marina maltese a tutti i naviganti

Gommone alla deriva. Il messagio di allerta trasmesso dalla Marina maltese a tutti i naviganti - Radio Radicale

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Sono ancora alla deriva i circa 50 migranti di cui non si aveva notizie da quasi cinque giorni. Ieri le autorità italiane e maltesi avevano fatto intendere che tutti gli interventi in mare erano stati conclusi e non vi fossero stati ne naufragi ne dispersi. Ma nella contabilità delle segnalazioni in mare mancava almeno un barcone. Lo ha trovato nella notte tra lunedì e oggi un cargo portoghese partito dalla Libia e diretto in Liguria. Poco prima le autorità maltesi avevano emanato un allerta circostanziata, senza tuttavia spiegare quale fosse la fonte della richiesta di soccorso. Il Navtex, che qui pubblichiamo, è stato diffuso nella tarda serata di lunedì a tutte le navi nel Canale di Sicilia e indica con precisione le coordinate in cui cercare i migranti. La riprova che le autorità marittime sono spesso al corrente di cosa accade in mare, in gran parte grazie agli avvistamenti dei velivoli militari e dell'agenzia europea Frontex, E, da inguaribile prassi, i media non vengono informati nel tentativo di derubricare i soccorsi a questioni da risolvere tra Libia ed Europa, come a lavare i panni sporchi in casa.

Le condizioni del mare "sono peggiorate e non migliorano", ribadisce don Carmelo La Magra che dalla parrocchia di Lampedusa trasmette un nuovo accorato appello al governo: "È fondamentale che la Guardia Costiera Italiana possa intervenire anche al di fuori delle acque territoriali per soccorrere le persone in mare". Nell'intervista pubblicata oggi da Avvenire, il ministro delle Infrastrutture ha dato una conferma ufficiale a quanto da tempo scriviamo: "Non c’è nulla che non sia “visto” o di cui non ci sia notizia. Il monitoraggio europeo del Mediterraneo è costante", ha spiegato Paola De Micheli. "L’Italia - ha poi aggiunto - non gira la faccia dall'altra parte, non nasconde all'opinione pubblica situazioni di pericolo per persone che sono in mare". Mentre scriviamo nessuna notizia ufficiale è stata divulgata né da Roma né da La Valletta riguardo il barcone alla deriva da 5 giorni. Il messaggio Navtex inviato da Malta e diffuso dal giornalista Sergio Scandura, oltre che dalle navi in transito anche dalle autorità marittime dell'area, compresa Roma. Fonti del coordinamento dei soccorsi della Guardia costiera italiana affermano di essere al corrente del caso, che viene monitorato, nell'attesa di un intervento de La Valletta, che a sua volta prende tempo. "Malta è legalmente responsabile per i casi di pericolo nella sua zona Sar e sta agendo illegalmente - è l'accusa di Alarm Phone - Ma l'Italia può soccorrere ed è ugualmente responsabile di lasciare 55 persone morire a poche miglia dalla sue coste. Speriamo siano vivi".

Di certo non ci stanno le autorità marittime di Italia, Malta e l’agenzia Frontex a essere accusate di aver assistito a un naufragio senza muovere un dito. E mentre smentiscono, confermano altri sospetti: le traversate nel Canale di Sicilia sono in gran parte monitorate, ma occultate per lasciare campo libero alla cosiddetta Guardia costiera libica. Tanto che ieri c’è voluto un appello dell’episcopato maltese perché La Valletta inviasse in serata motovedette in cerca di almeno uno dei due barconi dispersi.
«Chiediamo un intervento urgente per salvare le vite nelle prossime ore. Ribadiamo l’appoggio concreto della Chiesa a Malta», ha scritto l’arcivescovo Charles Scicluna in un breve ma secco messaggio al governo maltese dopo uno scambio di informazioni con don Mattia Ferari, il cappellano di Mediterranea saving humans. Pochi minuti dopo la Guardia costiera e la Marina di Malta si sono diretti nell’areea di ricerca, mentre un elicottero della Marina italiana è volato verso la Aita Mari, la nave dell’Ong spagnola Salvamento Maritimo Humanitario, che era riuscita a raggiungere 47 migranti alla deriva a sud di Siracusa.
Nel corso della giornata di lunedì Alarm Phone, la piattaforma di attivisti che raccoglie gli Sos in mare e nel deserto, aveva perso i contatti con 3 delle 4 navi di fortuna in avaria che da quasi quattro giorni chiedevano aiuto. Dal quarto natante, quello con cui Alarm Phone è riuscita a parlare con un ultimo messaggio prima del blackout, una donna riferiva di 47 persone a bordo, senza più cibo né acqua, di cui almeno 5 prive di sensi. Dalle prime informazioni, sembrerebbe che siano stati soccorsi proprio da Malta.
Sea Watch e Alarm Phone avevano parlato di un barcone fotografato da un aereo militare europeo. «Il mezzo ripreso da un velivolo Frontex e segnalato quale pericolo per la navigazione, era un gommone alla deriva, in area Sar libica, senza motore, verosimilmente oggetto, nei giorni scorsi, di un intervento di soccorso avvenuto da parte delle competenti autorità libiche, che hanno successivamente lasciato il natante vuoto alla deriva, traendo in salvo i migranti che si trovavano a bordo», lo precisa la Guardia Costiera italiana «in merito al presunto naufragio di un gommone con migranti a bordo, reso noto dall’Ong Sea Watch». Da Tripoli, però, i guardacoste hanno smentito interventi recenti. A un giornalista dell’Associated Press il comando navale ha spiegato che non è stato svolto alcun recupero ne vi sono in corso delle intercettazioni di migranti almeno da venerdì scorso. «Dalle immagini trasmesse non si rileva la presenza di corpi, relitti o oggetti galleggianti in mare, nelle vicinanze del gommone né nell’area circostante, che possano far pensare ad un recente naufragio», conclude la Guardia Costiera italiana. La nota, dunque, conferma l’esistenza di foto e di informazioni note alle autorità ma rese pubbliche solo dopo l’intervento delle Ong e dei media. La Libia, dal canto suo, ha fatto sapere che dopo la chiusura dei porti di Italia e Malta per il Coronavirus, anche Tripoli si ritiene «non sicura» a causa del conflitto e della pandemia. Nella serata di ieri un proiettile di artiglieria ha colpito l’interno della Base navale di Abu Sitta (Tripoli), a circa 250 metri dalla nave militare italiana Gorgona. Altri 7 colpi sono caduti in mare. Nessuno è rimasto ferito. La «riapertura dei nostri porti», fanno sapere fonti libiche, può avvenire in cambio di «rassicurazioni da Italia ed Europa».
Una fonte dell’ammiragliato italiano ha confermato ad Avvenire l’esistenza delle immagini. Le foto sono state scattate dal velivolo Frontex “Eagle 1”, il cui tracciato era stato rivelato dal giornalista Sergio Scandura, di Radio Radicale, «alle 6 di domenica mattina al confine tra area Sar libica e maltese». L’immagine, riferisce la fonte, «mostra il gommone senza motore con un tubolare gonfio e uno completamente sgonfio» ed è stata trasmessa come «terzo avvistamento», quando Frontex aveva invece ammesso l’esistenza di due soli avvistamenti, da aggiungersi al gommone arrivato autonomamente a Pozzallo. Nella terribile contabilità delle vite a perdere, mancherebbe perciò un barcone con 55 persone. Ma nella ridda di informazioni contrastanti nessuno se la sente di confermare né di smentire. .«Resta lo sgomento – commenta Carlotta Sami, portavoce di Unhcr–Acnur – per l’assenza di un sistema di salvataggio in uno dei mari più trafficati al mondo e l’angoscia per chi potrebbe essere al largo senza nessuno a tendere una mano».
Il caso si trascina dietro il rischio di una nuova pesante indagine giudiziaria. «Se Frontex ha informato le autorità Ue e della zona Sar competente, siamo in presenza – sostiene Sea Watch – di una violazione del principio di diritto internazionale relativo all’obbligo di soccorso da parte delle autorità in questione, che non sono intervenute nonostante la presenza in mare da due giorni di imbarcazioni in pericolo».
A terra intanto la Croce rossa sta accelerando le attività di preparazione del personale che dovrà salire a bordo di una nave messa a disposizione dal gruppo Grandi navi veloci, sulla quale i migranti che arrivano in Sicilia potranno svolgere il periodo di quarantena. Gli sbarchi spontanei, infatti, continuano senza sosta e il governo ha individuato questa soluzione per assicurare adeguata assistenza a chi sbarca e placare l’allarme per la salute pubblica. Fino ad ora un migrante arrivato a Pozzallo, un ragazzino di 15 anni, è risultato positivo al Covid–19. Apparteneva a un gruppo di profughi giunti autonomamente.

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