martedì 20 maggio 2025
La relazione annuale del presidente dell'anticorruzione sferza il governo. «Inammissibile» il numero di incidenti sul lavoro e nessuna compensazione per l'abrogazione dell'abuso d'ufficio
Il presidente dell'Anac Giuseppe Busia

Il presidente dell'Anac Giuseppe Busia - Ansa

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Troppi appalti senza gara e troppi incidenti sul lavoro. Conflitti di interesse in numero tale da minare la credibilità dello Stato e nessuna compensazione all’abrogazione dell’abuso d’ufficio. Mentre la corruzione si evolve assieme alla tecnologia e rende complicato tenere il passo con gli attuali strumenti di contrasto.
Non lascia margini di interpretazione la relazione annuale del presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione, Giuseppe Busia, che impone una riflessione profonda sulla direzione intrapresa dall’esecutivo e somiglia tanto a una doccia fredda a poche ore dall’annuncio di Matteo Salvini sull’imminente apertura dei cantieri per il ponte sullo Stretto (con annesse rassicurazioni sui controlli antimafia).

​Troppi affidamenti diretti

Il capo dell’Anac è piuttosto netto sugli appalti, quando spiega che «gli affidamenti diretti continuano a essere troppi», con un’incidenza numerica, nel caso di servizi e forniture, pari al 98%. Soprattutto, sottolinea Busia, «preoccupa il crescente addensamento degli affidamenti non concorrenziali tra i 135.000 e i 140.000 euro (cioè a ridosso della soglia sopra la quale la gara è obbligatoria ndr), più che triplicato rispetto al 2021, quando il valore-limite era di 75.000 euro». Una spia del ricorso crescente a «frazionamenti artificiosi», che puntano a «mantenere gli importi al di sotto delle soglie di legge e spesso a eludere l'obbligo di qualificazione delle stazioni appaltanti». Un quadro che complica l’attività degli amministratori onesti, «più esposti a pressioni indebite, non potendo opporre l'esigenza di dover aprire un qualche confronto competitivo con altri operatori economici, al di sotto dei 140.000 euro». Nel 2024 il valore complessivo degli appalti pubblici in Italia è stato di 271,8 miliardi di euro, per 267mila procedure di gara, con una flessione del -4,1% sul 2023 e del -7,3% sul 2022. Crescono però le forniture di prodotti farmaceutici, che aumentano rispetto al precedente anno del 37,2% (40 miliardi in più).

​Preoccupa l'aumento di incidenti sul lavoro

La questione degli appalti, peraltro, ha anche a che fare con gli incidenti sul lavoro, la cui incidenza per Busia è «inammissibile». I numeri del Casellario delle imprese sono eloquenti: «1.448 annotazioni per violazioni delle norme su salute e sicurezza e un incremento del 43% rispetto al 2023 e del 87% rispetto al 2022». Il presidente dell'Anac non sembra avere dubbi: «I rischi maggiori vengono dai subappalti, specie se realizzati a cascata» e «il ricorso a tale istituto, quando non è giustificato da ragioni sostanziali, rivela spesso una previsione non corretta della stazione appaltante nel dimensionamento della gara o nella suddivisione in lotti».

L'affondo sui conflitti di interesse e sull'abuso d'ufficio

Troppi sono anche i casi di conflitti di interesse, «piccoli o grandi», ma tutti capaci di «minare la credibilità delle istituzioni». E qui arriva anche la sferzata diretta al governo per l’abrogazione del reato di abuso di ufficio: «A fronte della nostra sollecita evidenziazione dei vuoti di tutela che avrebbe lasciato - ricorda il capo dell'Anac - si era risposto che si sarebbe provveduto a compensare l'eliminazione della sanzione penale con un rafforzamento delle tutele amministrative». Ma «purtroppo, non solo tale compensazione non c'è stata», ma dopo la riduzione di tutele sul conflitto di interessi operata dal Codice dei contratti pubblici, «si è registrato un progressivo indebolimento delle garanzie amministrative poste a presidio dell'indipendenza e correttezza dell'agire pubblico».

La corruzione si evolve, gli strumenti di contrasto non stanno al passo

A peggiorare la situazione c’è la velocità dell’evoluzione tecnologica che favorisce nuovi schemi corruttivi, soprattutto «nel momento in cui alcuni giganti economici hanno acquisito dimensioni anche superiori a quelle di tanti Stati e fondano il loro potere su tecnologie di per sé in grado di influenzare le opinioni pubbliche». Diventa perciò «cruciale» approvare al più resto la Direttiva anticorruzione europea, per preservare «il disegno della Commissione» e farne «un potente strumento per rilanciare l'Europa come meta ideale per chi intenda investire in una crescita sana e sostenibile». Il punto è che «la corruzione, come una mala pianta, alligna nei terreni che le istituzioni non presidiano e attecchisce velocemente, in modo penetrante e pervasivo». È chiaro quindi che «le azioni concrete di prevenzione» sono l’unico antidoto disponibile, non solo per evitare «gli ingentissimi danni che questa produce», ma anche come «volano essenziale per promuovere una amministrazione più trasparente, imparziale, equa ed efficiente e preservare così la fiducia nell'agire pubblico».

«Preoccupa l'andamento della spesa per il Pnrr»

Un capitolo a parte merita l'andamento «preoccupante» della spesa per il Pnrr, nonostante la scadenza sia «incombente» e «l'accelerazione impressa negli ultimi mesi». Busia fa notare come in alcuni casi sia ancora inferiore al 30% delle risorse destinate. Ma in ogni caso è «cruciale» la creazione di un collegamento tra il Pnrr e gli altri finanziamenti europei e nazionali, «affinché i progetti più strategici possano proseguire, soprattutto nei settori dove si registrano i maggiori ritardi». Di fatto, al momento «i dati ci dicono che non tutti i progetti arriveranno in tempo», quindi «sarà essenziale dirottare alcuni e creare un ponte fra il finanziamento Pnrr e altri fondi europei, perché il tempo stringe. Adesso la strada è sicuramente più in salita».

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