Madonna di Polsi, la festa è saltata. Restano minacce e polemiche

Prima volta in 400 anni. Lavori alla strada di accesso e al santuario impediscono l’evento. Fallite le altre soluzioni. Da qui le gravi reazioni denunciate dal vescovo Oliva
August 27, 2025
Madonna di Polsi, la festa è saltata. Restano minacce e polemiche
Per la prima volta in 400 anni non si terrà la festa della Madonna della Montagna a Polsi, il bellissimo e famosissimo santuario nel comune di San Luca (Reggio Calabria). Lavori non terminati alla strada di accesso, bloccata anche da una frana, e lavori non finiti allo stesso santuario, per la sicurezza antisismica, finanziati con 3 milioni del Pnrr. «Una sconfitta per tutti perché la festa andava fatta. Sono rammaricato perché è un’occasione persa», è l’amaro commento del vescovo di Locri-Gerace, Franco Oliva. Eppure la Diocesi ha cercato fino all’ultimo di trovare soluzioni alternative per salvare la festa, alla quale quest’anno era stato invitato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, che avrebbe dovuto presiedere la veglia del primo settembre e la celebrazione del 2 settembre. Invece non si farà nulla. Solo celebrazioni nelle parrocchie della diocesi. Una decisione sofferta che si è portata dietro polemiche fino a una serie di minacce, anche di morte, contro il rettore di Polsi, don Tonino Saraco, e il parroco di San Luca, don Gianluca Longo, e insulti e offese nei confronti del vescovo.
Nel passato Polsi era diventato famoso come luogo di ‘ndrangheta, dove i clan venivano a decidere accordi e strategie. L’aria è cambiata col vescovo Oliva, e con il nuovo rettore, dopo la condanna del precedente, don Pino Strangio, per concorso esterno in associazione mafiosa; e poi ci sono state iniziative di “pulizia” e legalità, e la gestione di beni confiscati nei quali lavorano anche detenuti. E la festa di quest’anno sarebbe nata proprio in questo nuovo clima. Ma i ritardi nei lavori hanno messo tutto in discussione. In particolare la percorribilità della strada di accesso, i cui lavori di messa in sicurezza sono iniziati solo di recente. Si tratta di importanti opere finanziate con 60 milioni. Ma non sono terminate e non può essere garantita la sicurezza dei fedeli, che a migliaia ogni anno raggiungono Polsi. La Diocesi ha cercato alternative.
«Non volevo privare San Luca e tutti i devoti della Madonna di Polsi, di questo momento bello, importante e sentito», sottolinea ancora il vescovo. Così in un primo momento si era ipotizzata la celebrazione dell’Eucaristia solenne il 2 settembre nello stadio comunale di San Luca. «Tuttavia – scrive il cda del Santuario –, anche questa soluzione si è rivelata impraticabile per motivi di sicurezza e agibilità della struttura per come rappresentato dagli organi istituzionali preposti». Ricordiamo che la vicenda dello stadio comunale non agibile è contenuta nel decreto dello scorso aprile di commissariamento del Comune per condizionamento mafioso. Si è pensato a un “piano B”, che prevedeva la veglia del primo settembre nella chiesa parrocchiale di San Luca e la celebrazione solenne del 2 settembre nello stadio di Locri. «Tale proposta – ricorda ancora il cda –, pur approvata dalle autorità competenti, ha suscitato forti reazioni da parte di una parte della popolazione, generando tensioni e strumentalizzazioni sui social con la diffusione di notizie false circa la chiusura definitiva del Santuario e la rimozione della sacra effigie. Tali insinuazioni sono totalmente infondate e sono state prontamente smentite dai canali ufficiali della Diocesi». Ma il risultato alla fine è che la festa è saltata definitivamente.
«Il santuario, in passato, è stato profanato più volte. Quella che è la casa della Madre di Dio, Madre di tutti, era diventata un luogo per interessi privati, che bisogna chiamare col loro nome: mafiosi. Chi fa della casa di Dio un luogo di interessi senza scrupoli, senza legge né onestà, offende Maria, la Chiesa tutta e la comunità umana». Così, Zuppi nella sua riflessione sul numero in edicola di Maria con te, settimanale mariano del Gruppo Editoriale San Paolo. E il vescovo ha presentato una denuncia alla Polizia per le minacce e le offese. Ma ha anche inviato una lettera ai tre commissari che attualmente amministrano il Comune di San Luca per «sollecitare ogni intervento necessario a rendere agibile il campo di calcio San Luca». Ricorda che «la struttura è stata un presidio di aggregazione positiva e un valido strumento per la promozione dello sport, della socialità e della legalità». Denuncia come «la comunità di San Luca ha una dignità che non può essere umiliata né discriminata per la mancanza di strutture aggregative essenziali». E che «soprattutto per la numerosa presenza di giovani a rischio di emigrazione e di devianza, gli interventi volti a rendere agibile la struttura sono imprescindibili, improrogabili ed urgenti».

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