«L'Italia fermi l'invio di armi ad Israele». I pacifisti contro il governo

Dopo la scelta della Germania di sospendere l'export di materiale bellico a Tel Aviv, l'Italia diventa il secondo Paese esportatore nello scenario mediorientale. E la società civile si mobilita
August 13, 2025
«L'Italia fermi l'invio di armi ad Israele». I pacifisti contro il governo
Ansa | Una marcia per Gaza dei movimenti pacifisti nei mesi scorsi
L’Italia smetta di essere «complice» di Netanyahu e fermi l’esportazione di armi ad Israele, come ha scelto di fare la Germania, storico alleato del Paese mediorientale. La decisione del cancelliere tedesco Friedrich Merz viene accolta con favore da parte delle associazioni pacifiste italiane che adesso tornano a chiedere con forza anche al Governo italiano di rompere il robusto filo della collaborazione militare (e non solo) con Israele per lanciare un messaggio «pratico» e «soprattutto politico» al premier israeliano su Gaza. Anche se questa scelta «andava fatta molto prima», ammettono, e si spera ora «faccia da apripista ad altri Paesi dell’Europa».
Nonostante non sia ancora ben chiaro di quali tipologie di armi la Germania ha deciso di non esportare più verso Israele (se i componenti delle armi, i chip, i ricambi o tutte le armi in generale), il coordinatore delle campagne Rete italiana Pace e Disarmo Francesco Vignarca sottolinea il «duplice impatto» che una decisione del genere può avere - ricordando che le associazioni sono mesi che si appellano al governo italiano per sospendere l’invio di armi. «Lo stop alle armi è fondamentale perché crea una pressione di doppia natura, pratica e politica - spiega - certo per risolvere una situazione drammatica come quella di Gaza tutto questo non basta, ma è comunque un segnale politico forte perché in questi mesi Netanyahu si è sentito impunito. Ecco perché è importante che questa decisione arrivi adesso e che non rimanga isolata in Ue, che spinga insomma altri Paesi, in primis l’Italia, a fare altrettanto». Ciò che serve adesso infatti è passare dalle «dichiarazioni rituali» alle «azioni concrete», visto che «l’Italia e l’Europa - prosegue Vignarca - non possono essere complici di questo disegno».
Anche il portavoce della Marcia PerugiaAssisi Flavio Lotti vuole vederci più chiaro sulla decisione della Germania che comunque «non è un fatto banale, anzi, ma è ancora ipotetico e dai contorni incerti». In un quadro internazionale in cui «nessuno sta facendo nulla per salvare la vita delle persone a Gaza e sta fermando un criminale che sta uccidendo innocenti», è il seguito del suo ragionamento, è bene che «qualcuno cominci con un gesto forte che trascini anche gli altri Paesi». La Germania è il secondo fornitore di armi di Israele e l’Italia è il terzo (nel 2020 il nostro apporto militare era pari a zero). «L’Italia dovrebbe fare lo stesso gesto della Germania, visto che negli anni è andata sempre aumentando l’esportazione di armi», precisa Lotti, che propone di «inviare le nostre tre portaerei, che ci sono costate milioni di euro, a largo delle coste di Israele per salvare quelle vite. Questo è il gesto forte che anche da sola l’Italia potrebbe fare dando un bell’esempio».
Da mesi arrivano «appelli formali al Governo di interrompere il memorandum con Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa - ricorda poi la presidente di Emergency Rossella Miccio - di votare in Europa lo stop alle armi e di sospendere l’accordo Italia-Israele per violazione degli accordi, vista la palese violazione del diritto internazionale di Israele a Gaza». L’associazione ha due cliniche nella Striscia e ogni giorno «arrivano più di 250 persone, tra adulti e bambini, con ferite da arma». L’Italia può interrompere l’export di armi perché «abbiamo una legge che vieta di venderle a Paesi in guerra o che violano il diritto internazionale.E Israele è chiaramente uno di questi.Sarebbe un messaggio forte del nostro Paese». La Germania dal canto suo ha fatto un passo in questa direzione, «ben venga - dice Miccio - meglio tardi che mai, speriamo inneschi un effetto a catena positivo. Su Gaza abbiamo finito le parole, ora è il tempo di agire con decisione».
Parla di «appelli inascoltati» dal governo italiano anche Giulio Marcon portavoce di Sbilanciamoci, che considera «positiva la scelta della Germania e speriamo sia una indicazione anche per il nostro governo». L’Italia, ricorda ancora Marcon, «bypassa la legge 185 del 1990» che vieta di vendere armi a Paesi in guerra, quindi come Paese «abbiamo delle responsabilità sia sul caso Israele che su altri Paesi come l’Arabia Saudita, l’Uzbekistan come anche l’Egitto dopo l’omicidio Regeni. Adesso si fermi finalmente questa collaborazione con Israele, sono mesi che lo chiediamo e siamo inascoltati».
Basta perciò «vendere armi a Israele», «basta ad essere complici» di Netanyahu, ripete più volte don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi, sottolineando «l’ipocrisia» del Governo italiano che «parla di pace e poi agisce nella direzione della guerra. Basta con le prediche inutili e le parole che sono senza valore se non seguite dalle scelte. Noi come Paese abbiamo le mani sporche» su Gaza. L’Italia «non solo può imparare dalla Germania - continua - può dare l’esempio in Europa. Il governo deve fare delle scelte per interrompere i troppi legami economico-militari e sulla cybersicurezza con Israele, a cui siamo legati a doppio cappio. Non dobbiamo essere complici. Il Governo con il suo comportamento ci rende complici e non vogliamo esserlo».

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