Lampedusa, l'ultimo tragico naufragio. «Non si può morire così»
Bilancio provvisorio di 27 morti e 60 superstiti. Decine i dispersi. Il parroco: situazione indescrivibile, sopravvissuti sotto choc. Meloni: sgomento. Opposizione e Ong: morti sulla vostr

«Guardi, non ci si abitua mai. Vedere i bambini morire, come questa piccola… sono tragedie a cui, ripeto, non ci si abitua, il dolore è enorme». Il dottore Francesco D’Arca ha la voce tirata, mentre racconta dell’ultimo, tragico naufragio a Lampedusa, con un carico di lutto pesantissimo. Lui, responsabile del locale poliambulatorio, non era lì quando hanno cominciato ad affastellarsi le notizie della sciagura. Ma ne ha viste tante e tutto riconosce. In un drammatico mercoledì, si è tenuto in contatto costantemente con i suoi collaboratori che gli hanno descritto un altro giorno di lacrime. Intanto, il mare cominciava a restituire i corpi delle vittime.
Il bilancio è terribile e ancora provvisorio, mentre proseguono le ricerche dei dispersi: 27 morti, tra le persone migranti, pachistani, sudanesi e somali, tra cui una neonata e tre adolescenti. Secondo le prime ricostruzioni e il racconto dei superstiti, due imbarcazioni, sarebbero partite martedì da Tripoli. Un barchino avrebbe iniziato ad imbarcare acqua e si sarebbe ribaltato. Alcuni dei passeggeri sarebbero riusciti a spostarsi sull’altro mezzo che, a sua volta, avrebbe finito per capovolgersi. Intorno a mezzogiorno è scattato l’avvistamento ad opera di un elicottero della Guardia di finanza, a circa 14 miglia a sud di Lampedusa: dal porticciolo dell’isola sono immediatamente partite le motovedette della Guardia costiera, della Finanza e di Frontex. Sulle imbarcazioni, sempre secondo i racconti dei sopravvissuti, ci sarebbero state tra le novanta e le cento persone migranti. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per naufragio colposo.
I rapporti del poliambulatorio, all’ora di pranzo, davano conto di 60 superstiti, 56 uomini e 4 donne, con quattro più gravi degli altri, tra il principio di annegamento, ferite e traumi. «Non ci sono più parole davanti all’ennesima tragedia che ci colpisce in profondità – dice don Carmelo Rizzo, il parroco di Lampedusa –. Ho parlato con chi è andato in mare per tentare il salvataggio. Erano tutti scossi e provati, mi hanno raccontato una situazione indescrivibile. Siamo davvero sconvolti. Non si può continuare a morire così».
Anche Filippo Mannino, il sindaco di Lampedusa, è ovviamente toccato dalla vicenda. «Da quello che ho sentito – dichiara – tra i passeggeri c’è stata solidarietà, hanno cercato di aiutare il vicino. Avvertiamo fortissimi il cordoglio e la pietà umana. Lampedusa somiglia a una zattera, nel centro del Mediterraneo. Abbiamo questo ruolo e non possiamo voltarci dall’altra parte, come se niente fosse».
Non sono mancate le reazioni nazionali di vertice. «Quando si consuma una tragedia come quella di oggi (ieri, ndr) con la morte di decine di persone nelle acque del Mediterraneo, sorge in tutti noi un forte sentimento di sgomento e compassione – ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni –. E ci troviamo a misurare l’inumano cinismo con cui i trafficanti di esseri umani organizzano questi loschi viaggi. Insieme al profondo cordoglio per le vittime, alla pietà per quanti hanno perso la vita, rinnoviamo pertanto l’impegno a contrastare questi trafficanti senza scrupoli nell’unico modo possibile: prevenire le partenze irregolari, gestire i flussi migratori». Che la tragedia, ha aggiunto la premier, «sia avvenuta nonostante un dispositivo internazionale pronto e operativo, ci avverte, infatti, che il doveroso intervento di soccorso non è una misura sufficiente e, soprattutto, non risolve le cause del drammatico problema».
L’ennesima tragedia avvenuta nel Mediterraneo centrale, a 14 miglia nautiche di Lampedusa, «addolora profondamente e suscita un pensiero di profondo cordoglio per le vittime. Questo drammatico episodio conferma, ancora una volta, l’urgenza di prevenire, sin dai territori di partenza, i pericolosi viaggi in mare e di combattere senza tregua lo spietato affarismo dei trafficanti di esseri umani che alimenta questo fenomeno». Queste le parole del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. «La tragedia – ha proseguito – è avvenuta nonostante la presenza di un dispositivo di soccorso in prontezza operativa, composto da diversi assetti nazionali e unità navali private. È nostro dovere continuare, con determinazione e fermezza, a contrastare questo vergognoso commercio di vite umane e a proteggere chi rischia di esserne vittima».
Dure le parole di Nicola Fratoianni, segretario e leader di Sinistra italiana e di Alleanza Verdi e Sinistra: «Continuate pure a non organizzare un servizio delle istituzioni europee ed italiane di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Continuate pure a criminalizzare le Ong che salvano gli esseri umani, e continuate pure a mandare le loro imbarcazioni a sbarcare i naufraghi salvati nei porti più lontani possibile. Continuate pure a proteggere e a foraggiare i trafficanti libici. Continuate pure a pavoneggiarvi di statistiche fasulle sull'aver impedito sbarchi di migranti». Quindi l’amara conclusione: «Continuate pure a fare tutto questo, voi del governo Meloni, ma questa sera quando tornate a casa evitate di guardarvi allo specchio ed evitate di giocare con i vostri bambini. Perché anche i morti di oggi al largo di Lampedusa sono sulla vostra coscienza».
Tra i sopravvissuti, ha denunciato Marta Bernardini, di Mediterranean Hope, che con i suoi volontari ha presidiato il molto Favarolo per dare soccorso, «c’è chi ha perso i propri cari: chi una sorella, un figlio piccolo, un marito. Non sono tragedie, ma morti annunciate. Le persone continuano a partire e solo chi è fortunato arriva. Queste morti non sono una colpa di chi parte, sono responsabilità politica dei governi europei che spostano il problema altrove. La conseguenza di queste politiche è perdere vite umane e, con loro la dignità e i valori dell’Europa».
Il bilancio è terribile e ancora provvisorio, mentre proseguono le ricerche dei dispersi: 27 morti, tra le persone migranti, pachistani, sudanesi e somali, tra cui una neonata e tre adolescenti. Secondo le prime ricostruzioni e il racconto dei superstiti, due imbarcazioni, sarebbero partite martedì da Tripoli. Un barchino avrebbe iniziato ad imbarcare acqua e si sarebbe ribaltato. Alcuni dei passeggeri sarebbero riusciti a spostarsi sull’altro mezzo che, a sua volta, avrebbe finito per capovolgersi. Intorno a mezzogiorno è scattato l’avvistamento ad opera di un elicottero della Guardia di finanza, a circa 14 miglia a sud di Lampedusa: dal porticciolo dell’isola sono immediatamente partite le motovedette della Guardia costiera, della Finanza e di Frontex. Sulle imbarcazioni, sempre secondo i racconti dei sopravvissuti, ci sarebbero state tra le novanta e le cento persone migranti. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per naufragio colposo.
I rapporti del poliambulatorio, all’ora di pranzo, davano conto di 60 superstiti, 56 uomini e 4 donne, con quattro più gravi degli altri, tra il principio di annegamento, ferite e traumi. «Non ci sono più parole davanti all’ennesima tragedia che ci colpisce in profondità – dice don Carmelo Rizzo, il parroco di Lampedusa –. Ho parlato con chi è andato in mare per tentare il salvataggio. Erano tutti scossi e provati, mi hanno raccontato una situazione indescrivibile. Siamo davvero sconvolti. Non si può continuare a morire così».
Anche Filippo Mannino, il sindaco di Lampedusa, è ovviamente toccato dalla vicenda. «Da quello che ho sentito – dichiara – tra i passeggeri c’è stata solidarietà, hanno cercato di aiutare il vicino. Avvertiamo fortissimi il cordoglio e la pietà umana. Lampedusa somiglia a una zattera, nel centro del Mediterraneo. Abbiamo questo ruolo e non possiamo voltarci dall’altra parte, come se niente fosse».
Non sono mancate le reazioni nazionali di vertice. «Quando si consuma una tragedia come quella di oggi (ieri, ndr) con la morte di decine di persone nelle acque del Mediterraneo, sorge in tutti noi un forte sentimento di sgomento e compassione – ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni –. E ci troviamo a misurare l’inumano cinismo con cui i trafficanti di esseri umani organizzano questi loschi viaggi. Insieme al profondo cordoglio per le vittime, alla pietà per quanti hanno perso la vita, rinnoviamo pertanto l’impegno a contrastare questi trafficanti senza scrupoli nell’unico modo possibile: prevenire le partenze irregolari, gestire i flussi migratori». Che la tragedia, ha aggiunto la premier, «sia avvenuta nonostante un dispositivo internazionale pronto e operativo, ci avverte, infatti, che il doveroso intervento di soccorso non è una misura sufficiente e, soprattutto, non risolve le cause del drammatico problema».
L’ennesima tragedia avvenuta nel Mediterraneo centrale, a 14 miglia nautiche di Lampedusa, «addolora profondamente e suscita un pensiero di profondo cordoglio per le vittime. Questo drammatico episodio conferma, ancora una volta, l’urgenza di prevenire, sin dai territori di partenza, i pericolosi viaggi in mare e di combattere senza tregua lo spietato affarismo dei trafficanti di esseri umani che alimenta questo fenomeno». Queste le parole del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. «La tragedia – ha proseguito – è avvenuta nonostante la presenza di un dispositivo di soccorso in prontezza operativa, composto da diversi assetti nazionali e unità navali private. È nostro dovere continuare, con determinazione e fermezza, a contrastare questo vergognoso commercio di vite umane e a proteggere chi rischia di esserne vittima».
Dure le parole di Nicola Fratoianni, segretario e leader di Sinistra italiana e di Alleanza Verdi e Sinistra: «Continuate pure a non organizzare un servizio delle istituzioni europee ed italiane di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Continuate pure a criminalizzare le Ong che salvano gli esseri umani, e continuate pure a mandare le loro imbarcazioni a sbarcare i naufraghi salvati nei porti più lontani possibile. Continuate pure a proteggere e a foraggiare i trafficanti libici. Continuate pure a pavoneggiarvi di statistiche fasulle sull'aver impedito sbarchi di migranti». Quindi l’amara conclusione: «Continuate pure a fare tutto questo, voi del governo Meloni, ma questa sera quando tornate a casa evitate di guardarvi allo specchio ed evitate di giocare con i vostri bambini. Perché anche i morti di oggi al largo di Lampedusa sono sulla vostra coscienza».
Tra i sopravvissuti, ha denunciato Marta Bernardini, di Mediterranean Hope, che con i suoi volontari ha presidiato il molto Favarolo per dare soccorso, «c’è chi ha perso i propri cari: chi una sorella, un figlio piccolo, un marito. Non sono tragedie, ma morti annunciate. Le persone continuano a partire e solo chi è fortunato arriva. Queste morti non sono una colpa di chi parte, sono responsabilità politica dei governi europei che spostano il problema altrove. La conseguenza di queste politiche è perdere vite umane e, con loro la dignità e i valori dell’Europa».
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