La tragica fine di Sueli, giù dal balcone: fermato il suo compagno
Trovati due inneschi con liquidi infiammabili. Dalla caldaia non funzionante alle candele: tutte le bugie di Michael Pereira. La giornata con 10 birre, quattro Campari e una bottiglia di rosso

«Noi avevamo in programma di sposarci il mese prossimo. Stavamo solo aspettando il mio divorzio. Mi distrugge sapere che lei sia morta per una stupidaggine che ho fatto io». È un passaggio dell’interrogatorio di Sinval Michael Pereira, il 45enne brasiliano fermato per l’omicidio volontario della compagna, Sueli Leal Barbosa, la donna che è stata intrappolata nella sua casa in fiamme e si è lanciata dal quarto piano.
In quelle tre frasi pronunciate dall’indagato non ci sarebbe una sola cosa vera, secondo gli inquirenti, gli investigatori della Mobile, diretta da Alfonso Iadevaia e dal funzionario Francesco Giustolisi, e la pm Maura Ripamonti. Sueli non voleva sposarsi con quello che sarebbe stato il suo presunto omicida, lo voleva lasciare, e aveva messo in vendita la casa (lui non aveva una sistemazione alternativa e quando discutevano dormiva fuori, ospite i amici), perché era violento e ossessivo, e, probabilmente, anche perché era dipendente da alcol e, fino a quattro mesi prima, per sua stessa ammissione, assumeva cocaina, che sono un buon comburente sia per alimentare le ossessioni che gli accessi violenti: «A partire dalle 14 (di giovedì) ho cominciato a bere birra e Campari. Eravamo in un bar di cinesi. In totale avrò bevuto 10 birre e quattro Campari, poi una bottiglia di vino rosso. Poi avevo versato anche del vino bianco, che però non mi andava. Lei è arrivata quando io stavo bevendo vino rosso». La cronologia basata sulle bevute è una delle poche cose che reggono alle contestazioni degli inquirenti. Alle 00.49 la telecamera di viale Abruzzi infatti lo inquadra mentre esce dal portone della casa appena data alle fiamme con un bicchiere pieno in mano e se ne sbarazza dentro un cestino. Se si seguisse la logica non ci sarebbero dubbi: si tratta di liquido infiammabile e si direbbe che questa sua dichiarazione sia una bufala: «Non mi piace il vino bianco, sono uscito a prendere una birra».
E invece no. Ed è andata davvero così, salvo per l’orario, anticipato ad arte di un’ora e mezza rispetto all’incendio. Nel cestino i poliziotti della scientifica hanno trovato il bicchiere sporco di vino e, nei dintorni del al Bar degli Artisti, quelli della volante lo hanno rintracciato dopo che si era bevuto l’ultima birra della giornata da uomo libero. Più o meno negli stessi minuti in cui la sua compagna nel cercare disperatamente di fuggire alle fiamme, si è gettata una coperta sulle spalle, ha tempestato di pugni la porta d’ingresso, con la vicina che la sentiva urlare dall’altro lato della porta. Poi, senza una via di fuga, ha aperto la porta finestra della camera, ha resistito finché ha potuto, e si è buttata di sotto. Se fosse riuscita a raggiungere la finestra del soggiorno probabilmente avrebbe potuto salvarsi, perché al piano di sotto c’era un balcone. Ma quella via di fuga era bloccata dalle fiamme, che sono state appiccate in soggiorno e davanti alla camera, probabilmente con prodotti di pulizia da casa (alcol, candeggina, che lui stesso ha menzionato).
«Peraltro- si legge nel provvedimento della pm - dal sopralluogo da parte del Nia (nucleo investigativo antincendio) dei vigili del fuoco è emerso che nella casa risulta la presenza di sostanze acceleranti la combustione, rilevate con la specifica strumentazione in uso ai VVFF, in almeno due punti della casa: il soggiorno e la camera da letto». Quindi «non un incendio colposo, ma un’azione caratterizzata da un minimo di pianificazione e non frutto di un’azione d’impeto». Un ulteriore sopralluogo verrà fatto sulla serratura, dal momento che lui ha sostenuto che la porta si potesse aprire da dentro «col pomello».
Quanto allo «struggimento» per una «stupidaggine che ho fatto io», secondo la pm, questa è dichiarazione di un «un uomo che non mostra dispiacere, ma che aggiusta il suo racconto per renderlo aderente ai fatti». Prima infatti dichiara che «la caldaia era difettosa», lasciando intendere che l’incendio fosse stato provocato da uno scoppio dell’impianto. A suffragio di ciò ha aggiunto che «Sueli era solita accendere candele profumate e che ce n’era una a un metro dalla caldaia», quando è uscito». Prima ha negato di avere avuto un litigio, e di essere uscito alle unici- undici e mezza. Poi, messo di fronte all’immagine della telecamera che lo colloca alle 00.49 ammette che sì, avevano litigato. Nel frattempo (l’uomo è stato trattenuto in questura da giovedì notte a venerdì mattina) è stato verificato che la caldaia funzionava. Allora lui ha attaccato l’ultima versione di quella notte: «Lei era arrabbiata, voleva che la raggiungessi a letto anziché bere. Io mi sono innervosito, ho fumato una sigaretta, e un istante prima di uscire l’ho gettata sul tappeto. Lei era maniaca della pulizia». L’ammoniaca e i solventi che lei usava maniacalmente avrebbero fatto il resto. Fine del repertorio.
«Probabilmente un maldestro tentativo, una volta messo di fronte alle bugie inizialmente raccontate, di ricondurre il tutto a una disgrazia o al più a un atto colposo», lo definisce la pm, che parla di «versione aggiustata man mano». Non ha riscontri nemmeno la versione, fornita dall’indagato, che fosse in procinto di divorziare, dato che è già separato e che non vede la sua ex moglie rimasta in Brasile con i figli, da undici anni.
I telefoni, che sono entrambi all’esame della scientifica, infine potrebbero fornire riscontri utili alle testimonianze che parlano di un comportamento di lui al limite dello stalking e delle violenze psicologiche, con telefonate a ripetizione e videochiamate di controllo quando usciva. «Le sorelle e le amiche della vittima del resto - si legge ancora nel provvedimento di fermo -, del resto raccontano che si trattasse di un rapporto burrascoso e risultano anche alcuni episodi di violenza (tre, due nel 2024, uno due anni prima, ndr), anche se la donna tendeva a minimizzare».
I telefoni, che sono entrambi all’esame della scientifica, infine potrebbero fornire riscontri utili alle testimonianze che parlano di un comportamento di lui al limite dello stalking e delle violenze psicologiche, con telefonate a ripetizione e videochiamate di controllo quando usciva. «Le sorelle e le amiche della vittima del resto - si legge ancora nel provvedimento di fermo -, del resto raccontano che si trattasse di un rapporto burrascoso e risultano anche alcuni episodi di violenza (tre, due nel 2024, uno due anni prima, ndr), anche se la donna tendeva a minimizzare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA






