Il 41 bis a Cospito è una misura legittima secondo la Cedu
La Corte dei diritti umani ha respinto il ricorso dell'ex terrorista per manifesta infondatezza, considerando il deterioramento delle sue condizioni di salute conseguenza dello sciopero della fame

Il regime del 41bis per Alfredo Cospito è una misura legittima. A confermalo la Corte europea dei diritti umani (Cedu), respingendo in quanto manifestatamente infondato il ricorso dell’ex terrorista anarchico sull’applicazione per lui del carcere duro e sul fatto che non gli sia stato revocato per ragioni di salute. Secondo i giudici della Cedu, infatti, le autorità italiane hanno fornito sufficienti prove per giustificare la decisione di sottoporre Cospito al 41bis, e ciò è vero anche per quanto riguarda la compatibilità di questo regime con il suo stato di salute, certo sì in deteriorato nel tempo ma per la sua decisione di condurre uno sciopero della fame non dunque legata alla misura detentiva. La Corte di Strasburgo ha così confermato la validità della decisione italiana, ribadendo il principio secondo cui la tutela dei diritti umani deve sempre confrontarsi con le esigenze della sicurezza interna e la pericolosità sociale dei detenuti.
Il ricorso è giunto alla Cedu il 15 marzo 2023. Davanti alla Corte Cospito ha sostenuto che il regime del 41bis gli è stato applicato arbitrariamente, e in particolare ha denunciato la mancanza di un'adeguata motivazione a sostegno dell'applicazione del regime e la severità e la natura invasiva delle restrizioni da esso comportate. Inoltre ha affermato che le sue condizioni di salute erano incompatibili con la detenzione e che i tribunali nazionali non le avevano valutate adeguatamente, e che temeva di essere sottoposto a cure mediche forzate, dato che in quel momento stava conducendo uno sciopero della fame, iniziato il 20 ottobre del 2022 e finito il 9 aprile del 2023.
Tutte questioni che la Cedu ha rigettato, spiegano che per giustificare il regime di 41bis «l'ordinanza ministeriale dà una descrizione dettagliata e personalizzata, basata su prove fornite da diversi organismi e agenzie statali, tra cui, tra l'altro, i precedenti penali, le sue condanne penali, il suo ruolo all'interno di quelle che sono definite associazioni sovversive e, in particolare, alcuni movimenti anarchici». Sulle condizioni di salute, poi la Cedu sostiene che Cospito era stato informato degli effetti dello sciopero della fame e del tipo di trattamento che gli sarebbe stato somministrato con il suo consenso e che egli aveva rifiutato di interrompere lo sciopero nonostante il deterioramento delle sue condizioni di salute. Fin dall'inizio dello sciopero della fame - viene spiegato - era stato monitorato quotidianamente dai medici della prigione e da medici esterni del servizio sanitario nazionale.
La difesa di Cospito
«Prendiamo amaramente atto della decisione, tutto sommato scontata, la giurisprudenza della Cedu è nota e non lasciava grandi speranze di successo», questo il commento dell'avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore di Alfredo Cospito, ricordando che «tra pochi mesi scadrà il termine di quattro anni del provvedimento applicativo e vedremo quali saranno i pareri che giungeranno al ministro Nordio sulla necessità o meno del rinnovo. Già nel 2022 la Dnaa aveva rivisto il proprio parere sulla necessità del 41 bis per Cospito associandosi alla difesa nel richiedere una revoca anticipata dell'afflittivo regime detentivo».
La vicenda
Alfredo Cospito è un anarchico insurrezionalista, considerato uno dei leader della Fai, la Federazione anarchica informale, condannato per gravi reati di terrorismo, tra cui l’attentato esplosivo del 2006 alla scuola allievi carabinieri di Fossano e la gambizzazione del dirigente di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi nel 2012. Per questi fatti, ha subito diverse condanne, tra cui una a 23 anni di reclusione (in totale gli anni di carcere da scontare sono 30). Dal maggio 2022 Cospito è sottoposto al regime del 41-bis nel carcere di massima sicurezza di Bancali, in Sardegna, a causa dei suoi messaggi inviati all’esterno, ritenuti incitanti alla violenza. Nel corso del 2022 e 2023, Cospito ha condotto uno sciopero della fame di quasi sei mesi contro il carcere duro, attirando l’attenzione di gruppi anarchici e di alcuni intellettuali e associazioni che ne hanno richiesto la revoca per motivi umanitari, senza però ottenere risultati positivi nei tribunali nazionali fino alla Cassazione, tribunali che difatti hanno confermato la misura. La vicenda ha avuto ampia eco internazionale anche per l’intervento del Comitato Onu per i diritti umani, che aveva chiesto misure cautelari a favore di Cospito, ravvedendone una mancata tutela dei diritti umani. Ora invece la Corte di Strasburgo ha dato ragione alle autorità italiane.
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