Cellulari, sostegno, condotta: tutte le novità del nuovo anno scolastico

Lunedì 1 settembre inizia ufficialmente l’anno scolastico 2025-2026, con le lezioni che cominceranno tra l’8 e il 16 settembre
August 31, 2025
Cellulari, sostegno, condotta: tutte le novità del nuovo anno scolastico
Roma / Fotogramma | Il nuovo anno scolastico al via
Archiviate le vacanze, si torna a scuola. Lunedì 1 settembre inizia ufficialmente l’anno scolastico 2025-2026 con diverse e importanti novità (dal divieto di cellulare in classe anche alle superiori al maggior peso del voto in condotta), che illustriamo in questa pagina. I primi a tornare tra i banchi, l’8 settembre, saranno gli studenti della Provincia di Bolzano, seguiti, il 10 settembre, da quelli della Provincia di Trento, del Veneto, della Valle d’Aosta e del Piemonte. Il giorno dopo, la prima campanella suonerà nelle scuole del Friuli Venezia Giulia e il 12 settembre in Lombardia. Un buon numero di regioni ha fissato l’avvio delle lezioni il 15 settembre. Sono: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria. Ultimi a rientrare, il 16 settembre, gli studenti di Calabria e Puglia. Sul fronte della assunzioni del personale docente, il Ministero dell’Istruzione e del Merito comunica che entro settembre, 41.901 nuovi insegnanti entreranno in ruolo, pari al 76,8% dei posti disponibili a livello nazionale, il 30% in più rispetto allo scorso anno (erano il 47,6%). Dopo le immissioni in ruolo su posto comune la copertura dell’organico è pari al 97,3%, rispetto al 94% dell’a.s. 2024/2025. «L’anticipo delle procedure di nomina, l’incremento delle assunzioni realizzate, la continuità didattica per gli studenti con disabilità e la riduzione delle reggenze sono la prova del nostro impegno per dare risposte concrete al mondo della scuola», dichiara il ministro Giuseppe Valditara.
SCATTA IL DIVIETO DI CELLULARI ANCHE ALLE SUPERIORI
Divieto di cellulare in classe, anche alle superiori. È una delle novità principali dell’anno scolastico 2025-2026, prevista da una circolare del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che nel 2024 aveva firmato un provvedimento analogo per il primo ciclo di istruzione (primaria e secondaria di primo grado). «Tale intervento appare ormai improcrastinabile alla luce degli effetti negativi, ampiamenti dimostrati dalla ricerca scientifica, che un uso eccessivo o non corretto dello smartphone può produrre sulla salute e il benessere degli adolescenti e sulle loro prestazioni scolastiche», si legge nella circolare. Con l’avvio delle lezioni, dunque, le scuole saranno chiamate a organizzare anche la custodia dei cellulari degli studenti, che non potranno più essere utilizzati, durante le ore di lezione, nemmeno per fini didattici. Uniche eccezioni, gli alunni con disabilità e con Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). Le nuove disposizioni sono, comunque, state accolte favorevolmente. Almeno per il momento, aspettando la controprova dopo l’avvio delle lezioni nei prossimi giorni. Stando, infatti, a un sondaggio realizzato da Swg, Kpm e Mim, oltre 3 italiani su 4 (76%) ritengono giusto vietare l’utilizzo dei cellulari in classe, una posizione netta che raccoglie consensi trasversali, dagli over 55 ai più giovani fino ai 34 anni. Ora, dunque, tocca alle scuole adeguarsi alle nuove direttive ministeriali. E già alcune hanno ipotizzato un aumento dei costi per acquistare le attrezzature per custodire i dispositivi.
CON IL 6 IN CONDOTTA GIUDIZIO SOSPESO
«Un punto fermo nella costruzione di una scuola fondata sulla responsabilità e sul merito». Così è stata presentata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, la riforma del voto in condotta, approvata in via definitiva a fine luglio dal Consiglio dei Ministri e pienamente operativa dall’anno scolastico che comincerà domani. Secondo le nuove disposizioni, «saranno ammessi alla classe successiva le studentesse e gli studenti che, in sede di scrutinio finale, avranno ottenuto una valutazione superiore a sei decimi. Inoltre, un voto di condotta pari a sei decimi comporterà la sospensione del giudizio di ammissione alla classe successiva e la redazione di un elaborato su tematiche di cittadinanza attiva, collegato ai motivi che hanno determinato il voto ottenuto». Inoltre, prosegue la nota ministeriale, «viene completamente rivista la funzione delle sanzioni a carico degli studenti: non più strumenti unicamente punitivi ma, al contrario, una occasione di crescita educativa grazie alla volontà di assegnare - in luogo di una mera sospensione dalle lezioni - attività di approfondimento sulle conseguenze dei propri comportamenti o lo svolgimento di attività di cittadinanza solidale presso enti o associazioni previamente individuati dalle scuole». La riforma, insomma, «restituisce centralità al voto di condotta, che assume un valore formativo e non meramente disciplinare. Il comportamento degli studenti sarà valutato lungo l’intero anno scolastico e terrà conto, in particolare, di eventuali episodi di violenza o aggressione ai danni del personale scolastico e degli altri studenti».
58MILA INSEGNANTI DI SOSTEGNO CONFERMATI CON L'OK DELLE FAMIGLIE
Per la prima volta, a partire dal nuovo anno scolastico, le famiglie degli studenti con disabilità hanno potuto chiedere al dirigente scolastico la conferma dell’insegnante di sostegno assegnato al proprio figlio. È una delle novità di quest’anno e un’opportunità che, comunica il Ministero, ha coinvolto 58mila insegnanti (tra supplenti annuali o con nomina fino al 30 giugno) su un totale di circa 120mila posti. Complessivamente, gli insegnanti di sostegno assunti quest’anno sono stati 7.820, portando così il totale a 121.879 docenti di ruolo, per una copertura di organico al 95,2% (erano l’89% prima di queste nuove assunzioni, sottolinea il Ministero). La riforma è stata lungamente al centro del dibattito nei mesi scorsi e anche oggetto di un ricorso al Tar del Lazio presentato da alcune sigle sindacali. Il ricorso è stato respinto dal Consiglio di Stato per la soddisfazione della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap. Questo quadro normativo mira a favorire la continuità educativa e didattica, principio essenziale per garantire il pieno sviluppo del progetto formativo degli alunni e delle alunne con disabilità. «Le ordinanze del Tar e del Consiglio di Stato – si legge in una nota della Fish – hanno ribadito che questa disposizione non solo è conforme ai principi costituzionali e internazionali, ma risponde concretamente ai bisogni reali degli studenti, riconoscendo che la stabilità della relazione educativa rappresenta un fattore chiave per l’efficacia dell’inclusione scolastica».
ALUNNI STRANIERI, IN CLASSE MILLE PROF PER POTENZIARE L'ITALIANO
Insegnanti specializzati per contrastare la dispersione scolastica tra gli alunni stranieri. Da domani, comunica il Ministero, «saranno operativi nelle scuole primarie e secondarie mille docenti specializzati nell’insegnamento dell’italiano agli stranieri, come misura per potenziare l’insegnamento della nostra lingua e contrastare la dispersione scolastica degli studenti stranieri con scarsa conoscenza della lingua italiana». Sempre per favorire l’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana, l’anno scorso il ministro Valditara aveva firmato un decreto per stanziare 12,8 milioni a favore delle scuole con classi in cui la presenza di studenti stranieri che entrano per la prima volta nel sistema scolastico italiano supera il 20%. «Vogliamo che questi giovani abbiano accesso a percorsi formativi mirati per acquisire una solida conoscenza della lingua italiana, che è condizione essenziale per una effettiva integrazione», disse nell’occasione il Ministro. Complessivamente, nell’anno scolastico che si conclude oggi, nelle scuole italiane erano iscritti 864.425 alunni stranieri, di cui 107.212 nella scuola dell’infanzia, 322.014 alla primaria, 209.074 alla secondaria di primo grado e 226.125 alla secondaria di secondo grado. Per loro il tasso di dispersione scolastica, avverte il Ministero, è più del triplo di quello registrato tra gli alunni italiani: 30,1% rispetto al 9,8%. Un divario intollerabile che rischia di segnare drammaticamente il futuro di tanti ragazzi. Che per il 65% sono nati in Italia anche se non sono considerati cittadini italiani a tutti gli effetti.
PARITA' SCOLASTICA, LA LIBERTA' EDUCATIVA RITORNA AL CENTRO
La libertà di scelta educativa delle famiglie è tornata al centro del dibattito politico. Ne ha parlato anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo al Meeting di Rimini. «Sull’educazione non dobbiamo avere timore a trovare gli strumenti che assicurino alle famiglie di esercitare pienamente la libertà educativa: l’Italia è rimasta l’ultima nazione in Ue senza una effettiva parità scolastica, credo sia giusto ragionare sgombrando il campo da pregiudizi ideologici», ha sottolineato la premier. Nel 2025 il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha stanziato oltre 750 milioni di euro per le scuole paritarie, che accolgono 774.595 studenti, di cui 425.315 alla scuola dell’infanzia. Rispetto al 2024 lo stanziamento è stato aumentato di 50 milioni di euro. Un impegno importante, accolto con soddisfazione dalle associazioni dei gestori e delle famigli delle scuole paritarie, che però non scioglie definitivamente il nodo della mancata attuazione della legge 62/2000 sulla parità scolastica e la libertà educativa delle famiglie. «Dalla premier sono arrivate parole chiare che non lasciano adito a dubbi o ad interpretazioni di sorta», commenta suor Anna Monia Alfieri, esperta di diritto scolastico. Per l’avvio dell’anno scolastico, la religiosa delle Marcelline ha pubblicato un documento in cui, ancora una volta, mette in evidenza le «conseguenze di un diritto negato», a decine di migliaia di famiglie. «Confidiamo che l’attuale governo abbia l’intraprendenza per trovare, attraverso il buono scuola, la soluzione definitiva», è l’auspicio di suor Alfieri. «La minaccia dell’ideologia di interessi terzi, di chi teme una scuola statale autonoma e una scuola paritaria libera, incombe ma non può bloccare il cammino del diritto», aggiunge.
TORNA L'ESAME DI MATURITA', E CHI NON FA L'ORALE SARA' BOCCIATO
Torna l’esame di Maturità. Non che fosse andato via, aveva soltanto cambiato nome , diventando “Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione”. Dal 2026, è intenzione del ministro Valditara, tornare a chiamarlo esame di Maturità: lo scopo, ha spiegato incontrando i rappresentanti delle Consulte studentesche, «è restituire valore al significato simbolico dell’Esame, ribadendo l’importanza della prova orale, che non deve solo verificare conoscenze e competenze ma anche il grado di autonomia e di responsabilità raggiunte, valorizzare il percorso di crescita complessiva dello studente, ponendo ancora una volta la persona al centro». Il Ministro ha annunciato che sono allo studio importanti novità sullo svolgimento dell’esame. In particolare, si prevedono cambiamenti significativi, soprattutto per quanto riguarda il colloquio orale, che diventa multidisciplinare e valuta le competenze acquisite durante il percorso scolastico. Non solo: chi si rifiuterà di sostenere l’orale - quest’anno sono saliti alla ribalta alcuni casi di maturandi che, come forma di protesta, hanno rifiutato il colloquio, risultando alla fine ugualmente promossi - verrà bocciato. Inoltre, se la prima prova scritta, di italiano, rimane invariata, la seconda prova, specifica per indirizzo, potrebbe subire modifiche. In attesa di comunicazioni ufficiali dal Ministero, per adesso si conoscono le date della Maturità 2026. La prima prova scritta si svolgerà giovedì 18 giugno, mentre la seconda venerdì 19. L’eventuale prova suppletiva è prevista per mercoledì 1° luglio 2026.

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