ASviS: investire in green e digitale farebbe salire il Pil dell'1,1% al 2035

Al via il Festival dell'Alleanza. Dal "Rapporto di Primavera 2025" emerge la stima dell'impatto sulla crescita degli investimenti nella transizione ecologica e digitale
May 6, 2025
ASviS: investire in green e digitale farebbe salire il Pil dell'1,1% al 2035
Enrico Giovannini, co-fondatore dell'ASviS, nell'intervento all'apertura del Festival 2025
Investire nella sostenibilità conviene. Se si decidesse di accelerare la transizione ecologica e digitale, sottolinea Asvis (l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ETS), in apertura del Festival dello Sviluppo sostenibile, si avrebbe un Pil più alto dell’1,1% nel 2035 e dell’8,4% nel 2050, rispetto allo scenario base, con dinamiche positive per l’industria, l’agricoltura e i servizi. Disoccupazione più bassa e riduzione del debito pubblico, nonostante l’aumento degli investimenti: sono solo alcuni degli effetti positivi per l’Italia che emerge dal “Rapporto di Primavera 2025” dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ETS (ASviS), presentato nel capoluogo lombardo all’evento inaugurale del Festival al museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci. Il Rapporto, dal titolo "Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050. Il falso dilemma tra competitività e sostenibilità”, realizzato in collaborazione con Oxford Economics e contenente, per la prima volta anche dati per i diversi comparti economici, dimostra che nello scenario Net Zero Transformation il sistema produttivo nazionale potrebbe registrare benefici già al 2035. «È a questo scenario virtuoso che dobbiamo guardare, rispetto agli altri tre analizzati (Net Zero, Transizione Tardiva, Catastrofe Climatica) - ha sottolineato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS. – Dobbiamo accelerare la transizione, non rallentarla, e sostenerla con investimenti innovativi a tutto campo, perché questo produrrebbe risultati positivi per tutti i settori sia al 2035, sia al 2050, con l’ovvia eccezione dell’estrazione e della produzione di combustibili fossili: rispetto allo scenario di base, il valore aggiunto della manifattura resterebbe invariato nel 2035, ma crescerebbe del 9,3% nel 2050; quello dei servizi aumenterebbe dello 0,5% nel 2035 e del 5,9% nel 2050; quello delle costruzioni del 6,9% e del 18,2%; quello dell’agricoltura resterebbe stabile nel 2035, ma crescerebbe del 7,1% nel 2050; quello delle utilities del 13,9% nel 2035 e del 52,6% nel 2050 (con la ricomposizione a favore della generazione e distribuzione di energia elettrica da rinnovabili)».
Anche per i servizi si registrerebbe un risultato complessivamente positivo, visto che essi presentano una bassa intensità energetica, che li rende più protetti dai costi della transizione energetica e dalla debolezza della spesa dei consumatori. «La sostenibilità è una leva strategica per rafforzare il sistema produttivo e sociale del nostro Paese ed è sbagliato pensare che ci sia contrapposizione tra sostenibilità e competitività – ha commentato Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS - Come dimostrano le simulazioni condotte con Oxford Economics, l’inazione ha costi crescenti, mentre investire nella sostenibilità conviene, perché aumenta la redditività delle imprese e genera benessere sociale».
Gli studi, già disponibili e citati nel Rapporto, dimostrano che le imprese italiane che investono in sostenibilità aumentano la produttività, la competitività e la solidità finanziaria. Quasi il 50% delle imprese italiane ha adottato almeno una pratica di economia circolare con risultati finanziari migliori, maggiori investimenti e minore indebitamento. Il 92% delle imprese familiari e l’89% delle non familiari riconosce che integrare la sostenibilità nel business porta benefici, a partire dalla reputazione e fiducia nel brand: per questo è tra gli obiettivi prioritari dei prossimi tre anni.
«A livello globale, tuttavia, il contesto si complica, come mostrato nel primo capitolo del Rapporto: la crisi del multilateralismo, la disinformazione e il ritorno dei nazionalismi minacciano gli sforzi collettivi per affrontare le grandi sfide comuni, compresa quella climatica e quella sociale - sottolineano i ricercatori - L’Italia e l’Europa sono ad un bivio storico: continuare con interventi timidi o scegliere di guidare la trasformazione con scelte coraggiose e sistemiche». L’ASviS evidenzia la necessità e l’urgenza di elaborare un Piano di Accelerazione Trasformativo (PAT), già promesso dall’Italia in sede Onu nel 2023, e i cui contenuti (economici, sociali, ambientali e istituzionali), sono individuati e dettagliati nel quarto capitolo del Rapporto, grazie alla competenza degli oltre mille esperti che operano nei Gruppi di lavoro dell’ASviS in rappresentanza delle oltre 320 organizzazioni che ad essa aderiscono. «Del resto, la transizione sostenibile non è solo un’opportunità economica, ma anche un impegno che affonda le sue radici nella Costituzione italiana, soprattutto dopo le modifiche intervenute nel 2022, anche grazie all’attività dell’ASviS. Le 1430 iniziative inserite nel cartellone del Festival dello Sviluppo Sostenibile, registrate in tutte le Regioni d’Italia, sono la testimonianza di una mobilitazione capillare e senza precedenti sui temi dello sviluppo sostenibile».

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