A nove anni dal terremoto c'è chi vive ancora nelle casette provvisorie

Il 24 agosto 2016 il sisma causò 299 vittime, 41 mila sfollati e la distruzione di case, scuole, ospedali e interi centri storici. La Uil: strutture provvisorie anche per le attività produttive
August 24, 2025
A nove anni dal terremoto c'è chi vive ancora nelle casette provvisorie
ANSA | Il centro di San Pellegrino è stato seriamente danneggiato
«Dopo 9 anni dal terremoto di Amatrice, le persone colpite vivono ancora in abitazioni di emergenza, mentre attività produttive, scuole e ospedali operano in strutture provvisorie. Senza lavoro, servizi e infrastrutture le famiglie non potranno rientrare e lo spopolamento diventerà irreversibile», denuncia la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo.
Il terremoto del Centro Italia causò 299 vittime, 41 mila sfollati e la distruzione di case, scuole, ospedali, luoghi di lavoro e interi centri storici. «Non è tollerabile che la ricostruzione venga ridotta a una mera questione edilizia. Ricostruire – spiega Buonomo – non significa soltanto rimettere in piedi le case, ma ricreare un tessuto sociale, economico e produttivo. La vera sfida è trasformare la ricostruzione in un modello di rinascita per l’Appennino centrale che tenga insieme investimenti produttivi e sostenibili, servizi sanitari e scolastici accessibili, infrastrutture moderne, prevenzione antisismica, cura del territorio e valorizzazione delle vocazioni locali».
Il 24 agosto 2016, Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto furono le cittadine più colpite. Case, scuole, strutture e infrastrutture ridotte a cumuli di macerie, distruzione ovunque. 303 vite spezzate, quasi 400 i feriti, più di 230 le persone estratte vive dalle macerie, ricorda la Croce Rossa Italiana (Cri). La risposta messa in atto dal Corpo «fu immediata. L’aiuto alle persone sopravvissute a quei tragici momenti, la ricerca dei sopravvissuti, l’assistenza a chi aveva perso tutto: ricordi e sacrifici di una vita, affetti, abitudini, sogni. Ogni cosa era stata strappata via», racconta Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana. «Nove anni dopo, il primo pensiero va alle vittime e ai loro familiari e a tutti coloro che hanno perso i loro cari e i loro beni – ricorda Guido Castelli, commissario straordinario alla Ricostruzione e alla riparazione –, il dovere delle istituzioni è di assicurare ogni forma di aiuto, chiedendo scusa per i ritardi accumulati in troppe false partenze. Un dovere che prescinde dal lavoro fatto e dai lavori in corso, e dai segnali di ripresa e di ripartenza che in questi ultimi due anni sono stati registrati e documentati».
Quattro terremoti in poco più di cinque mesi, dal 24 agosto 2016 al 18 gennaio 2017: la sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso, come è stata rubricata dall'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) come un evento catastrofico che ha determinato la creazione di un cratere di ottomila chilometri quadrati: una vasta area compresa in quattro regioni (Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria) che include 138 Comuni.

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