domenica 13 febbraio 2022
La Corte costituzionale si appresta a decisione, martedì 15 febbraio, sull’ammissibilità dei quesiti. Ecco cosa c'è da sapere

C’è grande attesa per la decisione di martedì della Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi su otto quesiti referendari (sei sulla giustizia, uno sull’eutanasia e uno per la legalizzazione della cannabis).

In caso di ammissione, l’appuntamento con le urne dovrebbe essere in primavera, con un probabile accorpamento al turno delle amministrative.

Sarà la prima delicata decisione della Consulta sotto la guida di Giuliano Amato.

QUI I TESTI DEI QUESITI REFERENDARI

GIUSTIZIA

Dalle carriere separate alla «Severino»

Sono sei i quesiti promossi dal Partito radicale, che hanno trovato fin dall’inizio il consenso del leader della Lega Matteo Salvini, che si è portato dietro nove consigli regionali (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto). QUI I TESTI DEI SEI REFERENDUM

Si va dall’abolizione delle firme per le candidature dei togati al Csm alla responsabilità civile dei magistrati, dalla valutazione sulla professionalità degli stessi alla separazione delle carriere tra giudici e pm, dalla limitazione della carcerazione preventiva all’abrogazione della legge Severino sull’incandidabilità e la decadenza degli eletti condannati.

È la prima volta che sono state raccolte le firme anche online e l’apporto della Lega è stato notevole, con 4,2 milioni tra quelle fisiche e quelle elettroniche. Sebbene sarebbe stata sufficiente la sottoscrizione di soli cinque consigli regionali. Anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha sposato la causa referendaria sulla giustizia.

Se i quesiti avranno il via libera della Consulta, la campagna elettorale si svolgerà in contemporanea con l’iter parlamentare della riforma Cartabia.

«OMICIDIO DEL CONSENZIENTE»

I promotori chiedono di depenalizzarlo

Con la depenalizzazione dell’omicidio del consenziente proposta dall’associazione Luca Coscioni si va ben oltre il testo sul suicidio assistito al vaglio della Camera.

Per il referendum, il tesoriere dell’associazione Marco Cappato ha depositato in Cassazione oltre un milione e 200mila firma (anche qui utilizzando sia il metodo cartaceo sia quello online), ma di quelle la suprema Corte ne ha dichiarate valide 543.213: 481.745 cartacee e 61.561 digitali. Queste ultime, perciò, si sono rivelate determinanti per raggiungere la soglia minima di firme richiesta dall’articolo 75 della Costituzione.

In sostanza, il quesito chiede se si è d’accordo con l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale – l’omicidio del consenziente, appunto – , che punisce con la reclusione da 6 a 15 anni chi procura la morte di una persona con il suo consenso.

Se passasse, non sarebbe più punibile l’eutanasia, nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e il testamento biologico, e qualora ricorrano i requisiti introdotti dalla sentenza della Consulta sul caso Dj Fabo-Cappato.

Molte le preoccupazioni sollevate da più parti. Il presidente emerito della Consulta Giovanni Maria Flick ha rilevato il pericolo, sulle pagine del nostro giornale, di prendere «una china il cui esito non è prevedibile». In questo caso, la mancanza di una legislazione in materia, per lo stesso Flick, lascerebbe spazio ai referendari. Per Cesare Mirabelli, altro presidente emerito della Consulta, tagliare l’articolo 579 del codice penale potrebbe portare «ben oltre l’eutanasia».

CANNABIS

Obiettivo: legalizzare la coltivazione

Oltre 630mila firme, per lo più in forma digitale, in poco più di un mese. Una mobilitazione (seguita a non poche polemiche per la modalità online e per l’informazione non sempre completa sull’argomento) tra i più giovani, secondo il presidente di +Europa, il radicale Riccardo Magi, tra i 18 e i 30 anni, con lo scopo di depenalizzare la coltivazione e l’uso personale delle droghe leggere.

Una 'vexata quaestio' che ha trovato negli anni maggioranze parlamentari trasversali contrarie a forme di legalizzazione o liberalizzazione, e che anche oggi troverebbe partiti (a cominciare da Fratelli d’Italia e Lega) pronti a dare battaglia.

Nel quesito depositato dalle associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della ragione e da alcuni rappresentanti di partiti di +Europa, Possibile e Radicali italiani, si propone di «intervenire sia sul piano della rilevanza penale, per quanto riguarda le condotte legate alla cannabis, sia su quello delle sanzioni amministrative in riferimento alla detenzione».

Un tentativo, insomma, di sdoganare le cosiddette 'droghe leggere', senza però mettere in guardia dai rischi derivanti dall’assunzione prolungata delle sostanze stupefacenti. Tra le critiche e lo obiezioni sollevate dal fronte contrario al referendum, oltre agli effetti sulla salute di queste sostanze, c’è il forte dubbio che lo sdoganamento della coltivazione per uso personale possa davvero fermare i grandi traffici e lo spaccio di queste sostanze stupefacenti.

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