Attacco con i droni in un campo profughi in Sudan, 60 morti

È raddoppiato da 30 ad almeno 60 morti il bilancio delle vittime causate da un attacco contro un centro ad El-Fasher, lanciato dai paramilitari delle Forze di Support Rapido
October 11, 2025
È raddoppiato da 30 ad almeno 60 morti il bilancio provvisorio delle vittime causate da un attacco di droni contro un centro per civili sfollati ad El-Fasher, lanciato, secondo una Ong locale, dai paramilitari delle Forze di Support Rapido (Rsf), in guerra da due anni e mezzo con l'esercito regolare che ancora controlla quella città del Darfur. I comitati di resistenza di El-Fasher hanno affermato che le Rsf paramilitari hanno compiuto due attacchi con droni e sparato otto colpi di artiglieria contro il campo di Dar al-Arqam, situato all'interno di un'università. In precedenza avevano segnalato un bilancio di 30 morti, ma hanno affermato che molti vittime sono rimaste intrappolate nei rifugi sotterranei. I comitato di resistenza di El-Fasher, in un comunicato, descrivendo l'accaduto come un "massacro", con i corpi rimasti intrappolati nei rifugi sotterranei, ed esortando la comunità internazionale a intervenire.
«Bambini, donne e anziani sono stati uccisi a sangue freddo, e molti sono stati completamente carbonizzati», scrivono gli attivisti che coordinano gli aiuti e documentano le atrocità del conflitto, sottolineando che la situazione «è andata oltre il disastro e il genocidio all'interno della città, e il mondo rimane in silenzio».
Le Rsf sono in guerra con l'esercito regolare del Sudan dall'aprile 2023. Il conflitto ha ucciso decine di migliaia di persone, sfollato milioni e spinto quasi 25 milioni di persone verso una fame acuta. El-Fasher, l'ultima capitale di Stato nella vasta regione del Darfur a sfuggire al controllo delle Rsf, è diventata l'ultimo fronte strategico della guerra, con la forza paramilitare che tenta di consolidare il potere nell'ovest del Paese. La città conta 400.000 civili intrappolati da un assedio che dura da 18 mesi, soffre di un'acuta mancanza di risorse ed è diventata «un obitorio a cielo aperto» per i civili affamati, stando a quanto comunicano gli attivisti: il mangime per animali di cui le famiglie sono sopravvissute per mesi è diventato scarso e ora costa centinaia di dollari al sacco, e la maggior parte delle mense comunitarie è stata costretta a chiudere per mancanza di cibo, spiegano. Nel mentre, gli attacchi quotidiani costringono i civili a trascorrere la maggior parte del tempo sottoterra, in piccoli bunker improvvisati che le famiglie hanno scavato nei loro cortili. Giovedì dei testimoni oculari hanno riferito che un attacco di artiglieria delle Rsf ha ucciso 13 persone in una moschea dove famiglie sfollate si erano rifugiate. Tra martedì e mercoledì, 20 persone sono state uccise negli attacchi contro l'ospedale di El-Fasher, una delle ultime strutture sanitarie funzionanti della città: la maggior parte degli ospedali è stata ripetutamente bombardata e costretta a chiudere, lasciando quasi l'80% di coloro che necessitano di cure mediche senza possibilità di accedervi, secondo le Nazioni Unite. Oggi il segretario generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha chiesto «una protezione immediata delle strutture sanitarie, e anche l'accesso umanitario, in modo da poter assistere i pazienti che necessitano di cure urgenti e gli operatori sanitari che hanno un disperato bisogno di forniture mediche».  

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