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Questi nostri media affetti da "codismo"

Goffredo Fofi venerdì 28 aprile 2017
Leggo su "Le monde" della scorsa domenica, oltre le notizie elettorali, un articolo di Alexandre Piquard che riferisce del successo di "France Culture", una stazione radio molto importante che ha battuto il record dei suoi ascoltatori nel primo trimestre di quest'anno: un milione e trecentomila, 203 mila in più dell'anno scorso. Ignoro i dati sull'ascolto della nostra Radio Tre Rai, che sono magari più alti, e che ha molti meriti, ha alcune ottime trasmissioni e ha avuto una storia importante, ma mi sembra che France Culture sia al confronto una radio più selettiva ed esigente, che cerca di seguire l'attualità senza esserne prigioniera. La differenza maggiore è, mi pare, che la nostra radio cerca di conquistare gli ascoltatori seguendo le loro inclinazioni e subendo troppo il ricatto dell'attualità e delle mode, della produzione culturale corrente, restandone a volte (non sempre!) prigioniera. Un tempo quest'attitudine veniva chiamata, in termini politici e sindacali, "codismo", ed è stata anche questa una delle ragioni della morte della sinistra: l'ossessione di stare nel tempo accettando pur di piacere il ricatto dell'audience, i cambiamenti di umori e gusti delle masse, seguendoli e confortandoli, facendo passare in second'ordine la funzione educativa, stimolante, propositiva, in qualche modo anche correttiva dei gusti e delle tendenze più conformisti della produzione culturale e di conseguenza degli ascoltatori, dettati non solo da una tendenza abituale alle masse, ma anche da impulsi che vengono dall'alto, da un mercato che è anche il mercato delle idee voluto dall'economia e dalla politica. La caccia al consenso nella politica e nel mercato (che in molti casi diventano la stessa cosa) è una delle caratteristiche del nostro tempo. Ovviamente, la nostra Radio Tre Rai è, nel nero quadro della Rai, una mosca grigia, e da difendere. La mia famiglia è emigrata in Francia tanti anni fa e di conseguenza ho un rapporto abbastanza stretto con la storia di quel Paese e la sua cultura senza affatto idealizzarle, e quando posso ascolto "France Culture" non solo per esigenze di informazione o per piacere, ma anche per capire cosa succede nel mondo, per l'alto livello dei giornalisti e delle trasmissioni, ma anche per quella funzione propositiva o correttiva, in sostanza educativa che ha mantenuto nel tempo, contrastando i luoghi comuni. Non insegue solo un consumo che si crede privilegiato e non predilige il coinvolgimento con gli ascoltatori, ma li aiuta a farsi delle idee, a rifuggire dai luoghi comuni, a non accettare il conformismo di massa così amato da chi "sta sopra", cercando di evitare il binomio consumo-consenso; ha limiti e difetti, ma ha una funzione di stimolo che sa molto spesso evitare il "codismo".