Opinioni

L'Appello di don Luigi Sturzo e i «liberi e forti» di questo nostro oggi

Marco Tarquino giovedì 19 gennaio 2023

Caro direttore,
mentre le scrivo – è mercoledì 18 gennaio – ricorrono 104 anni da quando don Luigi Sturzo lanciò, dall’albergo Santa Chiara di Roma, il famoso “Appello ai liberi e forti”, la carta istitutiva del Partito Popolare Italiano. Un evento, certo, tra i più importanti dall’unità d’Italia. Mi sono chiesto: quanti e chi si possono considerare, oggi, “liberi e forti”? Ecco, a mio parere, qualche indicazione, non certo esaustiva: il popolo ucraino; tutti gli oppositori e oppositrici nonviolenti dei regimi (anche solo di fatto) dittatoriali; i giornalisti e le giornaliste che non si autoproclamano “liberi”, ma lo sono davvero nei fatti; quei e quelle parlamentari e quegli amministratori quelle ammini-stratrici della cosa pubblica che lavorano con preparazione e onestà, dando priorità su tutto alla difesa e al conseguimento dei beni comuni; tutti i nonni e le nonne che, con libera dedizione e con sacrificio, contribuiscono a sostenere le famiglie; gli scrittori, le scrittrici e i saggisti e le saggiste che scrivono e insegnano il valore della libertà; gli artisti le artiste che spendono i loro talenti per fare un po’ felice l’umanità; tutte le persone che, senza alcun ritorno economico, salvano naufraghi; tutti i docenti che pensano e che parlano in termini di libertà e forza (forza buona). Ricordiamo sempre i temi importanti per don Sturzo (davvero innovativi per i tempi in cui il sacerdote scriveva): la cooperazione, le autonomie locali, i fini superiori della patria, l’unità, la giustizia, la libertà economica, l’uso saggio della proprietà privata... Libertà vera e forza positiva, che anche papa Francesco ci invita spesso a perseguire, stanno ancor oggi dalla parte dell’autentico progresso.

Renato Omacini Lido di Venezia


Condivido, caro professor Omacini, il suo elenco di «liberi e forti» di questo nostro oggi. A qualcuno, magari, sembrerà superfluo e persino banale, ma aggiungerei alla lista tutti coloro che fanno il proprio mestiere con civile dedizione, limpida ispirazione, reale e non ostentata moralità e pura e semplice umanità. Penso, per esempio, a tanti e tante appartenenti al personale sanitario, ma anche a sacerdoti e ad altri consacrati e consacrate che ben conosco e a cristiani e cristiane che con intelligente lealtà vivono, al pari di uomini e donne di altre fedi e altre visioni, la propria “condizione concittadina”. Gli stessi, insomma a cui oltre un secolo fa don Luigi Sturzo si rivolse, con il suo sprone e la sua formula inclusiva.