Opinioni

La speranza accesa dalla svolta storica che due donne guidano in Europa

Marco Tarquinio martedì 29 settembre 2020

Caro direttore,
credo proprio che l’elezione di Ursula von der Leyen sia stata una bella soluzione di Angela Merkel. L’attuale presidente della Commissione europea si sta muovendo con grande capacità e autorevolezza, dimostrate ora nella trattativa sul Recovery Fund. Spero proprio che capiti come nei primi secoli del secondo millennio, quando accanto a uomini di Chiesa e a Papi grandi ma anche non sempre timorati di Dio, crebbero grandissime figure laiche, uomini e donne che sono anche stati riconosciuti Santi, e che sono comunque giganti nella vita della Chiesa e della società civile. C’è un gran bisogno di gente che si assuma responsabilità indicando una nuova via, un nuovo modo di collaborare tra le nazioni europee. Solo così potremo essere ancora un faro di civiltà e democrazia con tutto quello che ciò comporta. Grazie, e complimenti per il nostro “Avvenire”.

Gabriele Piazza Castel del Rio (Bo)

È vero, caro e gentile amico, ci sono uomini e donne che ciclicamente, in momenti cruciali, riescono a offrire contributi decisivi alla nostra storia comune, a trovare risposte anche visionarie ma soprattutto sensate e utili a domande rimaste a lungo senza attenzione, a sostenere lo spirito della gente. In questo momento in Europa, si tratta in special modo di due donne e cristiane, Angela Merkel e Ursula von der Leyen, entrambe tedesche, evangelica orientale la prima, cattolica renana la seconda, che si stanno dimostrando capaci di pensare grande e di guardare lontano, con concretezza. Nessuno opera veri cambiamenti da sola o da solo, ma è indubbio che una guida salda sospinge e indirizza le «svolte» che definiamo storiche. Come quella che si annuncia nell’Europa comunitaria. E se questa storia che cammina sulle gambe degli uomini e soprattutto delle donne che dimostrano una leadership illuminata da un’alta ispirazione è modulata con una sensibilità affinata alla scuola del Vangelo, possiamo sperare che le sue pagine non verranno scritte ancora una volta, come troppo spesso in passato, col sudore, le lacrime e persino il sangue dei poveri e dei deboli.