Attualità

Palermo. Migranti nelle fosse comuni? «Si rinnova il dolore dei familiari»

Redazioni Interni mercoledì 6 ottobre 2021

Un appello a tutte le Prefetture e ai Comuni siciliani che hanno accolto le salme di migranti «per lasciarli riposare in pace dove sono stati sepolti originariamente » viene lanciato da don Mussie Zerai, sacerdote eritreo ed attivista a sostegno dei migranti e dei rifugiati con la sua agenzia «Habeshia ». L’iniziativa fa seguito alla decisione di alcuni cimiteri comunali di spostare le salme in fosse comuni, come successo a Sciacca dove due donne venute dalla Svizzera per rendere omaggio alla tomba della sorella, vittima del naufragio del 3 ottobre 2013, hanno scoperta che la salma era stata trasferita.

E non è, purtroppo, un caso isolato. Don Mussie Zerai sottolinea, infatti, che «mancano all’appello dieci salme spostate senza che sia stato informato nessuno dei parenti e familiari: per le famiglie questi fatti gravissimi rappresentano un dolore devastante », sottolinea il sacerdote da anni impegnato a fianco delle famiglie dei migranti. «Il rischio che si perdano delle salme gettate nelle fosse comuni – sottolinea il sacerdote – è altissimo e lede il diritto delle famiglie di avere una tomba su cui piangere una volta identificato il corpo del congiunto deceduto anche a distanza di molti anni». Inoltre, anche per «quelli che saranno identificati nel prossimo futuro », c’è il rischio concreto che «i familiari non trovino più la salma del proprio congiunto». Il sacerdote sottolinea che «i parenti dei migranti morti continuano a chiedere l’identificazione e anche in queste ore stanno facendo l’esame del Dna».

Un procedimento che sta andando molto a rilento, denuncia don Zerai. «Il processo di identificazioni delle salme – si legge nell’appello – è molto complesso e lento causa molteplici fattori, tra cui la mancanza di visti per i familiari delle vittime, la non collaborazione dei governi nel Paese di origine da cui sono fuggite le vittime. Tutto questo rallenta il processo di identificazione, ma non per questo si devono considerare figli di nessuno quelle salme». Una volta identificati, il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse rilascia un documento indicando il luogo di sepoltura originaria.

«Ogni spostamento – aggiunge don Zerai – viene vissuto dalle famiglie come profanazione e aggiunge dolore al dolore. Il rischio che si perdano delle salme gettate nelle fosse comuni è altissimo questo lede il diritto delle famiglie di avere una tomba su cui piangere una volta identificato il corpo del congiunto deceduto anche a distanza di molti anni». Don Mussei Zerai conclude così il suo appello alle istituzioni della Sicilia che ospitano salme di migranti morti in mare: «Il diritto che i morti riposino in pace senza sballottarli di qua e di la, e il diritto delle famiglie di sapere che il proprio caro è sepolto al sicuro senza che nessuno profani la sua tomba è sacro».