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La storica ed ex senatrice. Fattorini: il Pd ripensi la sua politica dei diritti

Antonella Mariani giovedì 24 giugno 2021

Emma Fattorini

«Non mi hanno stupita le parole di Draghi sulla difesa delle prerogative del Parlamento. E ho trovato molto acuta la definizione di laicità non come indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso ma come tutela del pluralismo e delle diversità culturali». Emma Fattorini, storica e scrittrice cattolica, già senatrice del Pd e oggi nell’area di Azione, è una dei firmatari dell’appello con il quale centinaia di persone di area progressista chiedono profonde revisioni del testo del ddl Zan.

Nessun risultato, per il vostro appello... No. E credo che non saremmo arrivati a questo punto se di quell’appello fosse stato accolto l’invito al dialogo su due punti critici evidentissimi come la definizione di identità di genere e la sua percezione soggettiva, e la modalità di coinvolgimento delle scuole sia nei corsi di formazione sia nella Giornata contro l’omofobia. Se avessimo almeno potuto ragionare su questi due punti, senza aggressioni, avremmo ottenuto una buona legge, che avrebbe aiutato i soggetti che ne hanno veramente bisogno. Invece il ddl ha conservato un lungo elenco di discrimi- nazioni che nulla hanno a che fare l’una con l’altra, con il risultato di scontentare chi non si è visto compreso e di offendere chi non si considera soggetto 'minoritario e discriminato', come le donne.

Il Pd, che ha presentato la legge alla Camera, sembra chiudere a ogni compromesso. Come la vede? Non è questo il Pd che ho conosciuto. Continuo a sperare che riprenda la strada giusta, cercando pragmaticamente l’alleanza con tutti, smascherando chi persegue unicamente fini ostruzionistici, e tornando a parlare al Paese e con chi vuole davvero ottenere diritti concreti ed essenziali. Non serve moltiplicare confusamente la platea dei soggetti, rischiando il reato di opinione e confondendo spesso il desiderio soggettivo, pur legittimo, con un diritto su cui legiferare per punire. Insomma credo che la politica del Pd sui diritti sia da ripensare nel profondo, e non per annacquarla o ridurla, ma al contrario per rafforzarla.

Cosa spera dal segretario Letta? Spero che, da buon riformista, proceda alle due modifiche condivise e che porti in aula quel testo. Questa è la sfida.

Ma la posizione del segretario sembra piuttosto netta. Sì, è vero. Però Letta è arrivato alla fine di un processo e ora spero abbia la forza di ridiscutere alcuni fondamentali e migliorativi cambiamenti. Purtroppo questa vicenda dimostra ancora una volta tutti i limiti della mediazione politica e rimette in questione la presenza dei cattolici in politica. A forza di disintermediare... Mi chiedo se non si potessero trovare il modo, le persone, il luogo di un confronto su questioni che toccano la libertà di coscienza, senza arrivare a questo punto.

Il leader del suo attuale partito, Calenda, ha dato atto alla Santa Sede del suo diritto di esprimere perplessità sul testo di legge, ma ha anche detto che non può 'interferire' su un processo legislativo. Cosa ne pensa? Mi sembra una dichiarazione nello spirito di quella di Draghi: la prerogativa di legiferare resta al Parlamento. E penso anche che lo Stato onorerà gli impegni del Concordato, nella sua revisione, compiuta nel 1984 ad opera, per parte italiana di Craxi, non certo un clericale baciapile, e per parte vaticana di Casaroli e Silvestrini, due campioni del dialogo e della conciliazione. Che avevano fatto della libertà religiosa la madre di tutti i diritti umani. Insomma un modello di laicità e condivisione, e non di interferenza.