Marani: «Serie C, io punto sui giovani»

Il presidente della Lega di Serie C: «Credo nelle risorse da investire al fine di creare una nuova generazione di dirigenti»
May 29, 2025
Marani: «Serie C, io punto sui giovani»
Ansa | Matteo Marani, presidente della Lega di Serie C
«Anche per noi della Lega di Serie C la sostenibilità è il tema centrale. Per questo abbiamo organizzato, nell’ultimo anno, tavoli di lavoro per introdurre il Salary Cap. Bisogna mettere i conti sotto controllo. Tutti devono farlo. Una finanza sana deve accompagnare il progetto tecnico di un club». Parola del presidente della Lega di C Matteo Marani, bolognese, classe 1970, che alla dirigenza calcistica ci arriva da ex direttore del “Guerin Sportivo” e vicedirettore di Sky Sport. «Piccolo inciso, il mio maestro di giornalismo è stato Mario Traina conosciuto all’Avvenire di Bologna e con lui ho iniziato a scrivere i primi articoli sull’inserto “Bologna Sette”. A Mario devo anche la grande passione per la storia ». Quella passione che l’ha portato a scrivere un libro fondamentale come Dallo scudetto a Auschwitz con cui ha fatto riscoprire la storia tragica del grande allenatore di Bologna e Inter Arpad Weisz che, con la sua famiglia, finì i suoi giorni nel campo di sterminio nazista. Tornando all’oggi il bilancio dei primi due anni di presidenza di Lega C? «Sono stati due anni importanti. Abbiamo aumentato i ricavi, distribuito più soldi, introdotto la Var nei playoff e nei playout. I nuovi accordi con Sky hanno aumentato la visibilità e gli spettatori allo stadio sono cresciuti del 40%». Una Lega corroborante come la vitamina C che si avvale della vicepresidenza di un fuoriclasse del calcio azzurro, Gianfranco Zola. «Le due grandi linee future sono il Salary Cap e la “riforma Zola”. Due direttive collegate. Il Salary è lo strumento di conoscenza quasi didattico con cui le società con un semplice software comprenderanno mese per mese, entrate ed eventuali uscite fuori controllo rispetto al loro bilancio. Il grande presidente della Figc, Artemio Franchi, già nel 1964 ammoniva le società con “non potete spendere più di quanto guadagnate” e poi continuava con un insegnamento rimasto inascoltato “il guadagnato va investito per creare i dirigenti di domani”. La “riforma Zola” è l’obiettivo finale della C e anche la motivazione principale per cui ho momentaneamente lasciato il giornalismo: la tutela e la valorizzazione dei giovani. Con Zola stiamo impegnandoci sul fronte della finanziabilità dei settori giovanili e la costruzione di nuovi centri sportivi, e lui che in C ha cominciato (alla Torres) sa che una squadra di Lega Pro deve avere un giusto mix di talenti affiancati da una quota di professionisti di lungo corso». Una Lega C che guarda al futuro come l’intitolazione della seconda squadra del Milan. Triste primato per il Milan Futuro appena retrocessa in serie D, ma in C rimangono la Juventus Next Gen e l’Atalanta U23, protagoniste agli ultimi playoff promozione che si decideranno con la finalissima tra Ternana e Pescara (andata il 2 giugno ritorno il 7). «Il progetto seconde squadre è partito nel 2018, stagione infausta in cui dopo 60 anni la Nazionale per la prima volta era fuori dai Mondiali e con Fabbricini al timone di una Figc commissariata si pensò di mutuare il “modello Spagna” che per prima aveva investito sulle seconde squadre. La Lega Pro generosamente ha deciso di ospitarle in quanto il campionato tecnicamente più compatibile per far crescere le nuove leve in funzione di alzare il livello qualitativo e la possibilità di fare arrivare più giovani in Nazionale. Ma per le seconde squadre attuali il nostro è un torneo di formazione e non di competizione». A proposito di competizione anche quest’anno la C ha dovuto fare i conti con due ennesimi casi di fallimenti, Taranto e Turris, avvenuti a campionato in corso. I dati sono inquietanti: dal 2000 al 2024 nel calcio italiano sono fallite 185 società e di queste 148, l’83%, si possono considerare fallimenti avvenuti in Serie C . «La sola strada che resta è quella di stringere le maglie per le iscrizioni. Alla Figc abbiamo chiesto di fare maggiore selezione in fase di iscrizione con l’indice di liquidità che dal prossimo anno verrà fissato allo 0,8 ed entro la stagione 2026-2027 i club pendenti devono essere perfettamente in regola ripianando le perdite o non potranno iscriversi. In assemblea ho appena detto: chi non ce la fa a sostenere tutta la stagione non la cominci, perché altrimenti danneggia il torneo e gli altri club che hanno diritto a competere in maniera regolare». Regole chiare e forti per una Lega C che punta tutto sull’inclusione, «nel mio primo anno di presidenza ho avuto un consiglio direttivo composto per metà da donne» e un rapporto diretto tra sport e scuola, un ponte verso la tanto agognata “nuova cultura sportiva”. «In questa esperienza vissuta al fianco di 60 realtà sparse sul territorio nazionale un tema su cui mi batto molto è quello di costruire una classe dirigente nuova, perché nuove saranno le competenze di chi si assumerà la responsabilità di fare calcio da qui ai prossimi trent’anni. A volte quello del calcio è un mondo che insegue il “basso”, ma invece bisogna cercare di farlo andare culturalmente più in alto, e per questo servono forze propulsive dal suo interno. Io nasco giornalista e morirò giorna-lista, sono un esponente “esterno” che è stato chiamato a ricoprire questo ruolo. Da qui l’urgenza di formare quanto prima una nuova classe dirigente, in modo tale che la futura generazione a capo del calcio della Serie C avrà un giovane dirigente cresciuto al suo interno».

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