Rosmini al cinema grazie agli studenti, tra film e documentario
Herman Zadra porta sul grande schermo la vita e la lezione del “beato filosofo”: «Sono partito dal mondo della scuola col linguaggio dei giovani per rendere vivo il suo messaggio»

In cammino con Antonio Rosmini. È il titolo dell’ultima iniziativa filmografica dedicata al beato Antonio Rosmini (1797-1855). Un progetto originale tra film e documentario, guidato dalla maestria del regista Herman Zadra (autore tra l’altro del film sull’autismo, Vite parallele, premiato lo scorso anno al Festival di Venezia), dove narra in modo inedito, la vita e le vicende del “beato filosofo”. Ora dopo la “prima” al Teatro Zandonai di Rovereto (Trento) e a Domodossola (Verbania), - il film inoltre sarà presentato al collegio san Giuseppe Istituto De Merode di piazza di Spagna a Roma il 30 settembre - abbiamo incontrato il regista Zadra. Perché questo film su Rosmini? «L’idea è nata tre anni fa dopo un incontro nella Casa Natale di Rosmini a Rovereto (Tn), con padre Eduino Menestrina. E si era discusso sul fatto che Rosmini fosse conosciuto (e studiato) da esperti, storici, teologi e filosofi. Ma constatato anche che “l’uomo della strada”, i giovani e i ragazzi lo conoscessero poco». Prodotto dalla casa di produzione H&P Projects, per realizzare il film ci sono voluti circa tre anni di riprese e sono stati percorsi oltre 5 mila chilometri nei luoghi originali vissuti da Rosmini. «Fin dall’inizio - spiega Zadra - ho pensato di dedicare quest’opera ai giovani, utilizzando il più possibile il “loro “linguaggio, fatto di azione e immagini. È l’assoluta attualità del messaggio di padre Antonio (come il regista preferisce indicare il beato Rosmini, ndr) a rendere questo sceneggiato una sorta di catechesi, utile anche per gli adulti». E ancora: «La sua struttura è stata concepita per raccontare la vita di padre Antonio e farlo conoscere, contestualizzando le opere principali. Forte ispirazione (una vera e propria sceneggiatura) e perfetto per lo scopo è stato il fumetto della suora rosminiana Maria Michela Riva, “Il mio Rosmini!”». Lo sceneggiato ha avuto l’alto Patrocinio del consiglio provinciale di Trento, ma soprattutto sulla grandissima interpretazione di papa Pio IX da parte di Fabio Testi e Nicola Marchiori in quella di don Luigi Gentili, Martina Scrinzi nella parte di Maddalena di Canossa, Beniamino Sala nella parte di don Pietro Orsi. E inoltre la bravura di Martino Casarotto e Gianluca Danieli, interpreti di Rosmini giovane e poi maturo. Ma anche gli altri personaggi interpretati in maniera esemplare, come il medico reumatologo Paolo Comper nel ruolo (del vescovo Luschin), la mamma di Rosmini (Patrizia Deflorian), il padre di Rosmini (Ottone Taddei), Alessandro Manzoni (Remo Caresia) e Felice Robol (Renato Bettini). «Lo sceneggiato - sottolinea il regista - parte proprio dal mondo della scuola - infatti hanno partecipato alla produzione anche due scuole di Rovereto, il Liceo Rosmini e l’Istituto Tecnico Fontana, con una professoressa che chiede agli alunni di svolgere una ricerca su Rosmini. Uno dei ragazzi rientrato a casa chiede aiuto al nonno e dal suo racconto inizia il sogno ad occhi aperti del ragazzo. Ogni tanto il film viene interrotto dalle domande del ragazzo al nonno, che in maniera semplice spiega alcuni concetti più complicati, aiutando così il giovane pubblico ad una migliore comprensione». E aggiunge Zadra: «Ci tengo ad esprimere una mia sensazione, che mi ha accompagnato durante tutta la produzione dello sceneggiato: fin dall’inizio ho proceduto ispirato dalla teoria del “minimo mezzo” di Rosmini, quando dice che anche i progetti più complessi si possono realizzare senza necessariamente impiegare chissà quali mezzi, ovvero il modo che ha la Provvidenza per realizzare i suoi disegni», ed infatti, «la sensazione che la Provvidenza abbia guidato in qualche modo non è mai venuta meno, soprattutto alla luce dell’incredibile numero di persone che hanno aderito al progetto con tanto entusiasmo (ricordo che è no-profit, 61 “attori” compresi alcuni professionisti e la maggior parte appassionati quasi 300 comparse), e poi di come tanti problemi siano “evaporati” in maniera inspiegabile». Il più eclatante? «La “comparsa” in un vecchio capannone di un’autentica carrozza Landau del 1800 in perfetto stato di conservazione, sepolta dalle masserizie, cercata e non trovata per diversi mesi. Nello specifico è “apparsa” tre giorni dopo che una notte, stanco, “avevo detto” a padre Antonio, prima di addormentarmi: “Padre Antonio, io ce l’ho messa tutta. Adesso ci pensi tu. Ed era a 10 minuti da dove abito».
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