domenica 12 febbraio 2017
Francesca è una promessa del pattinaggio su pista lunga: «Devo tutto a mio padre. Ora punto ai Giochi»
Francesca Lollobrigida, 26 anni, lontana parente dell’attrice Gina

Francesca Lollobrigida, 26 anni, lontana parente dell’attrice Gina

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La “Lollo” del pattinaggio è un’emigrante in caccia di gloria a cinque cerchi. Una ragazza cresciuta al caldo - natali a Frascati ma tempra acquisita nel bel mezzo della Capitale - poi fuggita al freddo per diventare olimpica. Svezzata sui pattini da strada seguendo l’esempio del papà, Francesca Lollobrigida ha optato per il ghiaccio «perché le Olimpiadi sono il sogno di tutti gli atleti e perché in tanti prima di me hanno compiuto con successo il passaggio». Dalle rotelle alle lame, il dado è tratto. Per diventare grande Francesca si è trasferita in Olanda, un Paese dove i pattinatori sono considerati quanto i calciatori da noi. La romana non digerisce tanto la sfida contro il tempo, ma nella gara di massa è una fuoriclasse. È proprio in questa disciplina che sul ghiaccio coreano la ventiseienne azzurra andrà in cerca della medaglia iridata oggi e del metallo pesante a cinque cerchi tra dodici mesi.

Francesca, ci tolga una curiosità, lei è parente con l’attrice Gina Lollobrigida?
«Il mio bisnonno, originario di Subbiaco, mi raccontava di una nostra lontana parentela, ma non ho mai avuto il piacere di conoscerla. Per me Gina Lollobridiga è sempre stata la fatina di Pinocchio».

Come nasce la sua passione per il pattinaggio?
«La colpa è stata di mio padre, più volte medagliato sulle rotelle e ancora oggi detentore del record mondiale sui 50 chilometri».

Come mai ha deciso di passare dalle rotelle al ghiaccio?
«Per partecipare ai Giochi olimpici. Ad ispirarmi sono state le Olimpiadi di Torino. Ho calzato le lame per la prima volta a Baselga di Pinè nel 2006, quando frequentavo ancora le scuole superiori».

Spostarsi da Roma in Trentino non sarà stato facile.
«Prendevo il treno notturno il venerdì sera, mi allenavo sul ghiaccio all’aperto nel week-end e poi la domenica tornavo a casa».

Soffre il freddo?
«Tantissimo. L’unico rimpianto che ho è non aver scelto uno sport olimpico estivo».

Dove si allena?
«Visto che in Italia non ci sono piste coperte (ci sono solo due anelli all’aperto, a Baselga di Pinè e a Collalbo di Renon, ndr) sono stata costretta ad emigrare in Olanda. Per sei mesi vivo ad Heerenveen, che è la culla del pattinaggio velocità sul ghiaccio, la restante parte dell’anno la passo a Roma, in zona Tiburtina».

Il Thialf di Heerenveen sta al pattinaggio come il centrale di Wimbledon al tennis.
«La prima volta che ho assistito a una gara sono rimasta senza parole. Gli olandesi considerano i pattinatori allo stesso modo in cui i romanisti osannano Totti. A differenza dei tifosi calcistici italiani, il pubblico orange applaude anche gli stranieri».

Qual è la principale differenza tra i due mondi?
«Il modo di correre. Sulle rotelle gareggi contro l’avversario, sul ghiaccio la lotta è contro il cronometro, tranne che nella gara in linea».

Non a caso la mass start è la sua specialità preferita.
«È la gara che si addice di più alle mie caratteristiche. Mi piace perché si pattina spalla a spalla e occorrono anche astuzia e tattica oltre alla velocità. Si percorrono 16 giri da 400 metri, con tre sprint intermedi a punti per decidere dalla quarta posizione in poi e la volata finale per assegnare le medaglie».

Dal prossimo anno la mass start approderà alle Olimpiadi.
«Ho già raccolto tre podi in Coppa del mondo e vinto la classifica di specialità. A Pyeongchang punterò in alto».

Chi è il suo allenatore?
«Mio papà Maurizio. Mi manda le tabelle via mail e io le applico con l’aiuto di alcuni tecnici olandesi».

Le pesa vivere lontano da casa?
«No, perché ho la fortuna di dividere l’appartamento con la mia sorellina Giulia, quattro anni più giovane di me. Lei gareggia nella Coppa del mondo Under 23».

Sfreccia ancora sulle rotelle? «Certamente, i due sport sono perfettamente complementari: uno in inverno, l’altro in estate. Sulle rotelle ho vinto 9 titoli mondiali, gli ultimi tre proprio l’anno scorso in Cina». A suo avviso le rotelle approderanno ai Giochi olimpici?
«Me lo auguro, ma non credo sia facile. Se dovesse accadere mi dedicherei esclusivamente all’attività estiva».

A proposito di Olimpiadi, cosa ha pensato quando il Coni ha ritirato la candidatura di Roma per i Giochi del 2024?
«Ci sono rimasta male perché ci speravo molto. Avevo già fatto un piccolo progetto personale: dedicarmi a qualsiasi sport estivo pur di partecipare ai Giochi di casa».

Aveva già scelto la disciplina?
«Lo sport più congeniale sarebbe stato il ciclismo, perché nella mia preparazione faccio molta attività sulla bicicletta, oltre che macinare chilometri di corsa».

Qual è il suo obiettivo per la stagionale invernale?
«Fare bene ai Mondiali singole distanze che si disputeranno proprio a Pyeongchang, anzi per l’esattezza a Gangneung, sull’ovale dei Giochi 2018. La mia gara, ossia la partenza in linea, si disputerà oggi».

Possibilità di rivincere la Coppetta di specialità?
«Attualmente sono al terzo posto e mi rimane ancora una gara, la finale di Stavanger in Norvegia a metà marzo. Speriamo in bene».

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