giovedì 18 luglio 2019
Lo scrittore, regista, attore e conduttore televisivo aveva quasi 91 anni ed era nato a Napoli. Da alcuni giorni era ricoverato in ospedale. I suo "Così parlò Bellavista" (1977) vendette 600mila copie
Luciano De Crescenzo in una foto dell'archivio Ansa

Luciano De Crescenzo in una foto dell'archivio Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

È morto oggi a Roma, all'età di quasi 91 anni, Luciano De Crescenzo. Lo scrittore, regista, attore e conduttore televisivo era nato a Napoli il 18 agosto 1928. Da alcuni giorni era ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma per le conseguenze di una polmonite.

Luciano De Crescenzo era un ingegnere, di formazione e di professione (assunto neolaureato alla Ibm), ma intorno ai 50 anni si reinventò scrittore e storico della filosofia, diventando d’ufficio l’ultimo degli eclettici. Un divulgatore straordinario, al punto che i suoi libri finirono anche nei licei ed erano più utili anche dei bignamini per preparare al meglio le interrogazioni o addirittura gli esami. Quei manuali scanzonati, leggeri e di facile lettura sulla storia della filosofia, sono stati degli autentici bestseller che lo hanno reso ricco e famoso nel mondo: 18 milioni di copie, di cui 7 milioni in Italia, con traduzioni in 19 lingue e diffusione in 25 Paesi.

Di questo successo, De Crescenzo sorrideva divertito. «La prendo con filosofia», ripeteva quando lo chiamavano a rispondere da intellettuale “nazionalpopolare”. E quel sorriso ironico da napoletano verace resterà ora che si è spento: Luciano De Crescenzo è morto ieri a 90 anni e la sua Napoli ha proclamato il lutto cittadino. La sua del resto era prima di tutto filosofia di vita, partenopea, appresa nel quartiere San Ferdinando, nella zona di Santa Lucia, dove frequentò le scuole elementari assieme a Carlo Pedersoli, destinato a diventare un divo anche lui, il popolare attore Bud Spencer.

L’ex allievo del matematico napoletano Renato Cacciopoli, dopo vent’anni spesi nel ramo informatica, fece il suo debutto letterario nel 1977 con l’esilarante Così parlò Bellavista (Mondadori). Oltre 600mila copie vendute e un successo travolgente che gli aprì le porte del salotto televisivo di Maurizio Costanzo (la trasmissione era Bontà loro) e poi la conduzione del programma Rai 1 (con Claudio Lippi e Ines Pellegrini) Mille e una luce.

Anche il cinema si accorse di lui e tra un libro e l’altro finì nel cast del discusso Il pap’occhio (1980) in cui il regista, l’amico Renzo Arbore, diede a De Crescenzo il ruolo del Padreterno facendolo recitare al fianco dell’altro amico di una vita, Roberto Benigni. Con Così parlò Bellavista passò anche alla regia vincendo nel 1985 il David di Donatello come regista esordiente. Lina Wertmuller che ora piange «Luciano, l’amico intelligente di cui sentiremo la mancanza», lo volle nel suo film Sabato domenica e lunedì e proprio con la regista premio Oscar alla carriera De Crescenzo è apparso per l’ultima volta in video nella fiction Francesca e Nunziata.

Ma cinema e tv a parte, la prima passione rimase comunque la scrittura e quel lavoro di «missionario della divulgazione» come amava definire la sua attività di romanziere e saggista. I suoi volumi sulla storia della filosofia greca furono particolarmente apprezzati anche ad Atene dove nel 1994 gli venne conferita la cittadinanza onoraria. Un anno davvero speciale il ’94 in cui mandò alle stampe l’ennesimo bestseller, Panta rei (Mondadori), rendendo popolare nell’opinione pubblica l’aforisma attribuito a Eraclito «tutto scorre». Già, De Crescenzo, tutto scorre.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: