Primo Levi raccontato per immagini
In "Photo Levi" Marco Belpoliti esplora il mondo di Levi con 27 fotografie che ritraggono lo scrittore in momenti privati, appuntamenti pubblici e sul lavoro

Una serie di fotografie per raccontare un Primo Levi poco conosciuto tramite dettagli, espressioni, e atmosfere. La guida di questo viaggio è Marco Belpoliti, che ha studiato per decenni il lavoro di Primo Levi, curando l'edizione dell’Opera completa. In questo libro intitolato Photo Levi (Aquario, pagine 126, euro 20), lo scrittore e saggista esplora il mondo di Levi con 27 fotografie che ritraggono lo scrittore in momenti privati, appuntamenti pubblici e sul lavoro: le foto sono in ordine cronologico e questo dà la misura non solo del mutare del tempo, ma anche dello spazio in cui evolve l’uomo e lo scrittore. È un percorso quasi circolare, un cerchio che si chiude, come l’obiettivo fotografico. Dal ritratto del 1941, a ventitré anni, non sorridente, con metà viso in ombra, per la foto della carta d’identità (che dopo l’arresto staccò e masticò insieme al resto del documento), alla foto che chiude il libro: sempre ritratto con metà viso in luce e l’altra metà in ombra, ma questa volta nel 1987, un paio di mesi prima della sua scomparsa.

Gli occhiali in testa e, come scrive Belpoliti, uno «sguardo che allude ad altro. Si tratta dello sguardo di chi si è smarrito, tuttavia conserva ancora una precisa concentrazione su di sé, una forma di presenza nell’assenza». In mezzo a queste due immagini, qualche sorriso, pochi, un Premio Strega e tanta vita, perché parafrasando Roland Barthes, una fotografia non dice nulla da sola, il significato dipende dal suo contesto. E allora la lettura di questi ritratti segue un metodo che ricalca quello dell’antropologia ed echeggia uno dei registri più profondi del lavoro di Levi: cogliere l’uomo nel suo intimo attraverso gesti e segni minori.

È a partire da questo lavoro su segni e memoria che si evoca o rievoca un’esperienza, tramite cui celebrare il Giorno della Memoria, per tornare su tracce indelebili, idee, persone, emozioni ed orrori: «Il significato profondo del Giorno della Memoria – dice una nota dell’editore – sta tutto in questo meccanismo». Questo libro, spiega Belpoliti nell’introduzione, «vuole essere un piccolo contributo alla conoscenza dell’uomo Levi e dello scrittore, e insieme dell’opera dei fotografi che l’hanno ritratto. Lo scopo è quello di pubblicare fotografie poco note o sconosciute di Primo Levi accompagnandole con brevi commenti. Anche se il segreto di Primo Levi – continua – resta probabilmente inafferrabile, tuttavia le fotografie ce lo rendono più vicino».
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