sabato 11 novembre 2006
Amo il Verbo/ non le parole/ unico è il Verbo/ le parole, troppe./ Amo il silenzio, amo/ follia e santità della bellezza.

Cento anni fa, proprio come oggi, nasceva Lalla Romano, scomparsa nel 2001. L'amicizia profonda che mi ha unito a lei e che mi ha permesso di darle io l'ultimo saluto religioso ufficiale mi spinge a riproporre la sua figura e la sua parola, impedendo al tempo e alla superficialità dei nostri giorni di far affondare tutto nell'oblio. Quelli che ho proposto sono pochi versi trasparenti eppur intensi che recano la data del 5 luglio 2000, in pratica un anno prima della morte e ci guidano verso una verità umana e cristiana. Umana anzitutto, in questo elogio del silenzio che esclude la chiacchiera, della contemplazione che elide la distrazione, della bellezza che impedisce bruttura
e bruttezza, della parola vera e pura che scaccia il vuoto e la banalità. Di questo abbiamo tutti bisogno, avvolti come siamo da una rete di rumori e di immagini alienanti. Ma è significativo che Lalla Romano introduca quel vocabolo e quella maiuscola, Verbo. Ne conosciamo tutti la genesi: «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio». È per questo che - come accadeva sempre nei nostri dialoghi di allora - il pensiero corre alla Parola per eccellenza, quella sacra, trascendente, eterna e infinita. Un Verbo unico perché è senza la dispersione della molteplicità, ma unico anche perché non ha confronti ed è indispensabile. Tacere, dunque, e ascoltare il Verbo: è questa una via di redenzione e di salvezza aperta a tutti.
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