sabato 19 febbraio 2005
In piedi davanti al mare/ meravigliato della propria meraviglia: io/ un universo di atomi/ un atomo nell'universo. Richard Feynman è stato un importante fisico del secolo scorso ma, come tutti i grandi scienziati, ha sentito il bisogno di affidarsi alla poesia per esprimere il mistero della creatura umana che egli definiva «atomo con la coscienza». Il pensiero corre a Pascal e alla sua celebre «canna pensante» che è l'uomo, «un atomo nell'universo» ma al tempo stesso «un universo di atomi», un vero e proprio microcosmo attraversato dall'infinito e dall'eterno. Già a considerare il cervello umano si rimane abbacinati: sotto la nostra piccola volta cranica si anima una galassia di un centinaio di miliardi di neuroni, tanti quante sono le stelle della Via Lattea, mentre i collegamenti tra di essi, le "sinapsi", raggiungono l'ordine del milione di miliardi" Ma la poetessa ottocentesca americana Emily Dickinson andava oltre e intuiva che il cervello è il segno di un'ulteriore capacità
umana di trascendere la materia: «Il cervello è più grande del cielo/ perché, se li metti fianco a fianco,/ l'uno conterrà l'altro/ con facilità - e Te in aggiunta». Noi abbiamo coscienza di noi stessi e del cielo che sta sopra di noi e possiamo persino contenere Dio. Feynman parlava dell'uomo come di "materia con curiosità", laddove questo termine indica appunto la capacità di andare oltre sé stessi, stabilendo ponti con tutto ciò che ci trascende e sta oltre. Contro ogni riduzionismo che tenta di ricondurre l'uomo a un mero sistema cellulare o neuronale si sente sempre che in noi c'è una scintilla di eterno e di infinito, forse proprio quell'anima tanto dimenticata e tacitata.
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