martedì 3 febbraio 2004
Un giornalista chiese al Dalai Lama quanto tempo una persona impegnata nella comune attività di lavoro d'ufficio o di officina dovesse trascorrere ogni giorno in preghiera. Egli ci pensò un po' prima di rispondere, poi sollevò lo sguardo sul suo interlocutore e serenamente ma con fermezza rispose: «Penso che quattro ore al giorno possano bastare!». Leggo questo apparente "fioretto", che però è dichiarato autentico, su un noto settimanale americano. Si potrebbe subito obiettare che il Dalai Lama, da orientale qual è, non conosce la complessità della vita contemporanea occidentale, le ore di lavoro richieste, la moltiplicazione dei doveri e degli impegni. E in tutto questo c'è del vero: i nostri ritmi esistenziali sono diversi da quelli di un indiano o di un tibetano. Ma attenzione a non esagerare in questa demitizzazione perché abbiamo la prova provata delle parole di quest'uomo sapiente, devoto e giusto in un'altra figura che, pur operando in India, era cristiana e occidentale, la beata Teresa di Calcutta. Ogni giorno trascorreva ore in preghiera, eppure essa ha fatto per gli ultimi della Terra molto più di intere organizzazioni filantropiche o di frenetici operatori sociali. E allora proviamo a riflettere con serietà su quelle quattro ore che, a prima vista, ci sembrano una battuta. Tutti coloro che hanno testimoniato in modo efficace e operoso l'amore, la donazione di sé e la loro fede, creando strutture che durano fino a nostri giorni (pensiamo, ad esempio, a san Camillo o a san Giovanni di Dio o a san Giovanni Bosco), hanno lasciato vasti spazi a Dio nelle loro giornate. E noi crediamo di fare molto ritagliando solo quei pochi minuti mattutini o serali per una veloce preghierina?
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