Pinocchio, comico e sublime, archetipo degli italiani nel ventre del Pescecane
sabato 22 ottobre 2011
Pinocchio e noi italiani. Sembrerebbe che il mistero antropologico e socio-politico della nostra identità o natura, così estroversa, spesso caricaturale, ma anche insondabile, sia un mistero nascosto (o scritto a chiare lettere) nel capolavoro di Collodi. Se ne parla e se ne riparlerà ancora, in seguito all'uscita del ponderoso libro della studiosa americana Suzanne Stewart-Steinberg: L'effetto Pinocchio. Italia 1861-1922. La costruzione di una complessa modernità (Elliot, pp. 550. euro 25).
Oltre a essere il libro italiano più famoso, Le avventure di Pinocchio (secondo Raffaele La Capria) ci raccontano la storia del personaggio più memorabile della nostra letteratura. I russi hanno Raskolnikov e Oblomov. I francesi hanno Julien Sorel e Emma Bovary. Il mondo ispanico ha don Chisciotte, non privo di Sancio Panza. Gli inglesi hanno Amleto e Robinson Crusoe. Gli americani, Huck Finn e Martin Eden. I tedeschi hanno Faust e Michael Kohlhaas. Noi abbiamo Casanova (personaggio di se stesso) e Pinocchio.
Ma Pinocchio non è un essere umano! diranno i
miei lettori. È vero. È qualcosa di più e qualcosa di meno. È un essere che non appartiene a questo mondo ma si trova a viverci le sue avventure. Piace ai bambini perché è un bambino fatto di una materia non umana: e i bambini sentono di non essere del tutto omologhi al mondo umano. Pinocchio è comico, ma anche sublime. È diverso (ognuno di noi lo è). È conformista (vuole quello che tutti vogliono). È ribelle, ingenuo, irresponsabile, lamentoso … Ma qui devo fermarmi. Non si può cedere alla tentazione di dire tutte le cose che è Pinocchio. Ma se torniamo al tema di Pinocchio come archetipo italiano, troviamo un popolo, il nostro, di fronte ai doveri sociali e alle leggi dello Stato. Noi (almeno come popolo) «quell'acquaccia amara» (dei doveri e delle regole) non la vogliamo bere. Preferiamo partire per un Paese dei Balocchi e della cuccagna dove poi ci si trasforma in asinelli da circo… Questo, mi pare, ci è già successo. Ora siamo nel ventre del Pescecane. Quando ne usciremo?
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