domenica 27 marzo 2011
Non c'è da fidarsi di quello che dice la gente, spesso se le inventa le cose, dice quello che le passa per la mente senza pensarci. Pensare prima di parlare e invece succede il contrario.

«Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di uno un giornalista». Certo, era esagerato Karl Kraus, il caustico autore austriaco dei Detti e contraddetti (1909), ma in qualcosa indovinava. E la sua "verità" non colpiva solo i giornalisti, che " continuava " spesso «hanno con la vita e la verità all'incirca lo stesso rapporto che le cartomanti hanno con la metafisica», ma soprattutto il chiacchiericcio vano e vacuo di molti. Basta solo salire su un treno e sorbirsi le conversazioni fluviali che i passeggeri affidano ai loro cellulari. Aveva ragione, allora, lo scrittore Luigi Malerba quando " nella nostra citazione da Salto mortale (1968) " registrava un'atmosfera diffusa, quella del parlare col cervello scollegato, emettendo un profluvio di banalità, di stupidità e persino di vere e proprie falsità.
Un antico letterato orientale, vissuto nel IX secolo nell'attuale Iraq, di nome Ibn al-Mu'tazz, ricordava che il sapiente esprime le sue idee con accuratezza e col minor numero di parole. Ora, invece, a partire dalla televisione, una logorrea incessante e indefessa si rovescia nelle orecchie degli ascoltatori, miscelando verità e inganno, sostanza e apparenza in una marmellata appiccicosa e fortemente speziata, destinata a palati ormai deformati da un eccesso continuo. Diventa, così, urgente una purificazione del nostro sguardo dalle troppe brutture e bruttezze e una liberazione del nostro orecchio dalle ortiche del vaniloquio, del cicaleccio inconsistente, del brusio permanente. Sì, bisogna avere il coraggio di creare qualche volta " almeno di domenica " un'oasi di silenzio, introducendo una sorta di dieta dell'anima e della mente, perché abbia spazio la riflessione, il pensiero, il raccoglimento.
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