giovedì 7 marzo 2019
«Che essa non sia una scienza produttiva, risulta evidente anche a partire da quanti per primi cercarono il sapere: a causa della meraviglia infatti gli esseri umani, sia ora sia la prima volta, hanno cominciato a ricercare il sapere, all'inizio meravigliandosi per le aporie a portata di mano, in seguito procedendo a poco a poco nello stesso modo, sviluppando aporie anche a proposito di cose più importanti, quali le fasi della luna, e i fenomeni riguardanti il sol e le stelle, e a proposito dell'origine dell'universo». Nei suoi quattordici libri sulle "cause prime e i principi", Aristotele, il secondo padre della filosofia, accanto a Platone, parte da una domanda primaria, assoluta: che cosa muove l'uomo verso la conoscenza? Il primo impulso è la meraviglia: l'umano il primo, alle origini, e poi ogni umano, per sempre, prova meraviglia per il mondo e bisogno di conoscerne i misteri. Inizialmente, scrive il filosofo, si interroga sulle cose a portata di mani, immaginiamo l'erba, gli animali, gli alberi, e poi salendo al cielo verso realtà più "importanti": la luna, il sole, le stelle. «Tutti gli esseri umani desiderano sapere» sancisce. E questo desiderio è gratuito: la conoscenza non nasce per conseguire un guadagno, è al di sopra del profitto. È parte del nostro spirito.
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