sabato 22 marzo 2003
Il tempo è il nostro nemico giurato ma anche il più intimo amico, l'unica cosa che possediamo in esclusiva totale. È ciò che non siamo in grado di afferrare, il nostro tormento e la nostra speranza. Da ieri siamo entrati in primavera, lasciando alle spalle l'inverno. Guardo la mia agenda: mi avverte che sono giù passati 81 giorni del 2003. Il tempo, che non scandisce solo le ore del mondo ma quelle della nostra vita, ci porta in avanti, volenti e nolenti. Mi piace la considerazione sopra citata che ho trovato leggendo un profilo di uno scrittore austriaco a me finora ignoto, Jean Améry (pseudonimo di Hans Mayer), morto 25 anni fa, autore di saggi di taglio etico e sociale. Sì, il tempo ha due volti: è nemico perché ci conduce alla morte, non lo possiamo dominare né
fermare; è amico perché ci porta l'amore, la bellezza, la gioia, le sorprese ed è intimamente legato a noi, ben più dello spazio che è pur sempre esterno a noi. Proprio per questi due volti, il tempo può essere vissuto bene o male, può essere tormento o speranza, diventa colmo di opere o vuoto e insensato. Améry, purtroppo, la sua scelta l'ha fatta ed è stata tragica: è, infatti, morto suicida (ma aveva vissuto 66 anni e, quindi, non aveva rifiutato subito il tempo). Sta a noi, dunque, la scelta. Una scelta che spesso richiede coraggio e fatica, impegno e persino lotta così da vivere in pienezza il tempo che ci è dato. Lo scrittore francese François Rabelais (1494-1553) nel suo celebre Gargantua e Pantagruel affermava: «Le ore sono fatte per l'uomo e non l'uomo per le ore!».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: