martedì 24 luglio 2007
In molti casi la menzogna riesce a svelare meglio della verità ciò che avviene nell'anima di una persona.
Gli aveva insegnato a scrivere il cuoco di un vaporetto sul Volga, dove faceva lo sguattero: lo scrittore russo Maksim Gor'kij (1868-1936) si schierò dalla parte della rivoluzione sovietica, anche per questa sua esperienza giovanile di miseria (farà anche lo scaricatore portuale), iniziando però molto prima del 1917 la sua testimonianza per la giustizia. Da una sua opera minore, I vagabondi, traggo oggi questa considerazione che punta, invece, sull'etica personale. Se non vogliamo mentire a noi stessi, dobbiamo riconoscere che c'è in questa frase un'anima di verità, nonostante il paradosso. Sì, lo specchio più trasparente per illustrare ciò che siamo realmente è proprio la menzogna.
Non solo perché essa ha sempre una certa fragilità che ben presto appare, squarciando la tela ingannevole tessuta, ma anche perché si riesce a intuire attraverso essa quali siano i valori a cui veramente ci dedichiamo. Ad esempio, la bugia è il manto per salvare la nostra superbia che la verità colpirebbe. Oppure è lo strumento di attacco per ferire chi ci è di inciampo nel cammino del successo. O ancora è la lastra imbiancata che deponiamo sul sepolcro dei nostri vizi perché nessuno li veda. Dietro la menzogna c'è, dunque, la verità scomoda che si vuole occultare. C'è, però, un "ma" da non dimenticare. Lo notava ironicamente il presidente americano Abraham Lincoln a cui si attribuiva questa frase: «Potete ingannare tutti per qualche tempo, ma non potete prendere per il naso tutti per tutto il tempo!».
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