“#Mai più bullismo” ti scuote davvero
venerdì 2 dicembre 2016
L'inizio era stato un pugno nello stomaco. Sentire una ragazzina di quattordici anni che vorrebbe morire per non essere più presa in giro, ti manda ko. Peggio ancora ascoltare una mamma con il groppo alla gola che legge un biglietto di sua figlia dove c'è scritto che «non ne posso più di questa vita, voglio farla finita». Da genitore ti vengono le lacrime agli occhi, ma ti monta anche qualcosa dentro. Allora capisci e sottoscrivi il titolo del programma: #Mai più bullismo. Bravo Pablo Trincia e gli altri autori. Brave Rai 2 e la sua direttrice Ilaria Dallatana, che non abbiamo esitato a criticare in altre circostanze, ma che qui non possiamo che applaudire. Bene anche il ministero dell'Istruzione che ha collaborato a produrre questo primo social coaching su un tema che qualcuno considera emergenza sociale e che spesso non emerge per la paura delle vittime di raccontarlo, in onda il mercoledì alle 23.15 per quattro settimane e di cui, l'altro ieri, è andata in onda la seconda puntata. Ogni volta una storia. Dopo quella di Giorgia, raccontata nel primo appuntamento, è stata la volta di Dania, quindici anni, un disagio che si porta dietro da tempo e l'arma del silenzio e dell'auto-isolamento scelti per combatterlo. Uscire di casa e andare a scuola per ragazze così può diventare un incubo. Come nel primo caso, una telecamera nascosta ha documentato i soprusi. Poi, nel percorso di supporto previsto dal programma, Dania ha incontrato un suo beniamino, il rapper Emis Killa, così come Giorgia aveva incontrato Emma Marrone per un momento commovente in linea con l'intera prima puntata, di grande impatto, che ha sviluppato una forza ben superiore alla seconda dove il problema era molto meno drammatico trattandosi di un caso di invidia o di antipatia più che di emarginazione o di violenza. Confidiamo nella terza puntata. Chi si muove invece allo stesso modo è Pablo Trincia, ex Iena, ma soprattutto anche lui a suo tempo vittima del bullismo, che si destreggia con disinvoltura, si mette ad altezza ragazzi, ci parla come un fratello maggiore, cerca di capire, prova a scuoterli, tenta di trovare una soluzione a un problema che si dice coinvolga la metà degli adolescenti tra gli undici e i diciassette anni. In tanti, infatti, avrebbero subìto qualche episodio offensivo o violento da parte di altri ragazzi o ragazze della stessa età.
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