mercoledì 14 agosto 2013
Nonostante il dominio del digitale, il libro esiste ancora. E con i libri, le biblioteche, piccole o grandi, pubbliche o private. Ci sono biblioteche antiche, gioia degli occhi e del cuore, in cui i volumi disegnano arabeschi sullo sfondo, come la Biblioteca Angelica a Roma con la sua alta volta foderata di antichi volumi. Ci sono biblioteche modernissime di vetro e acciaio, pensate come indistruttibili. Eppure, nella storia le biblioteche sono state distrutte. La loro distruzione è rimasta a segnare un trauma e i contemporanei hanno vissuto la loro scomparsa come una perdita incancellabile. Pensiamo alla biblioteca di Alessandria, sulla cui distruzione gli studiosi ancora discutono, o alla biblioteca di Sarajevo, completamente distrutta durante l'assedio serbo con la stragrande maggioranza dei suoi libri, dei suoi incunabuli, dei suoi preziosi manoscritti di cui non resta più traccia. E ancora ricordiamo la Biblioteca Nazionale di Firenze allagata con l'alluvione del 1966, i libri e i manoscritti nel fango, i giovani che giungevano da ogni parte del mondo a cercare di recuperarli, di farli asciugare, di evitarne la distruzione. Sì, le biblioteche esistono ancora e creano forti emozioni negli animi. Sarà ancora e sempre così?
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