venerdì 11 novembre 2005
Negli ultimi tre giorni, Oscar aveva posato un biglietto sul suo comodino. Credo che ti riguardi. Ci aveva scritto: «Solo Dio ha il diritto di svegliarmi». Per capire questa citazione è necessario che io racconti in sintesi la storia del libro che la contiene, Oscar e la donna in rosa di E.-E. Schimitt (Rizzoli 2004). Oscar è un bambino leucemico di 10 anni: negli ultimi 13 giorni della sua vita egli scrive una serie di lettere a Dio, avendo accanto nonna Rosa, l'unica cha ha il coraggio di parlargli della morte. E' per questa via che egli comprende il valore della vita, il senso della morte e persino il fremito dell'amore. L'ultimo biglietto, scritto in un intervallo del sonno che le terapie inducono, è posto a suggello di una lettera finale del libro, questa volta destinata dalla nonna al lettore del libro. C' è solo quella frase che è una prefigurazione simbolica della pace eterna e della risurrezione: «Solo Dio ha il diritto di svegliarmi». Questo bambino - che con la sua sofferenza insegna la verità di una frase del libro biblico della Sapienza dedicata a un ragazzo morto prematuramente: «giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera» (4, 13) - ci insegna che ogni prova e oscurità della vita può divenire una via di liberazione e di luce. Oscar è un vero sapiente (della saggezza dei piccoli amati da Cristo) proprio perché è diverso dai suoi genitori che nascondono a lui e a se stessi la verità. Egli si ritrova di più con la vecchia nonna che guarda con lui in faccia la morte. Il coraggio di pensare e di interrogarci con le domande ultime e capitali, se vissuto con pacatezza e libertà, non è fonte di terrore ma sorgente di speranza e di pace.
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