La mano di Dries e le lacrime di Ranieri e Andreazzoli
sabato 4 dicembre 2021
A Chiaravalle, dimora da sempre Massimo Raffaeli, per me, il miglior critico letterario italiano, nonché sivoriano, autore, tra le tante opere scritte, del saggio calcistico Sivori, un vizio (Pequod). Ma in quello stesso paesino dell'entroterra anconetano, risiede anche il “molestatore solitario” della giornalista di Toscana Tv Greta Beccaglia, vittima dell'assurdo palpeggio in diretta dopo Empoli-Fiorentina. La Figc, forse è tempo che disponga che, come in campo le mani devono stare attaccate al corpo dei calciatori, anche fuori dal terreno di gioco i tifosi sono pregati di fare lo stesso. Quella stupida manina anconetana ora è diventata quasi più famosa della “mano de dios”. La mano del giustiziere degli inglesi a Mexico '86, Diego Armando Maradona, celebrato per tutto il mese scorso dal Napoli capolista con le maglie speciali (con il suo volto) e le magie del Napoletano belga (titolo del libro – Urbone – di Francesco Marangolo) Dries Mertens. Per gol segnati, 140, Mertens ha superato gli ex azzurri partenopei di tutti i tempi. Maradona compreso. Complimenti al belga e al titolista di “Repubblica” per quel «È stata la mano di Dries» che gioca con il quasi omonimo ultimo film del supertifoso del Napoli Paolo Sorrentino, È stata la mano di dio. Pellicola nelle sale, consigliata a tutti, con la speranza che il regista de La grande bellezza faccia il bis alla prossima notte degli Oscar. Tornando a Empoli la rabbia di Greta si scioglie nel pianto di Aurelio Andreazzoli, tecnico degli azzurri toscani e vice storico di Luciano Spalletti. Andreazzoli con i suoi 68 anni è l'allenatore più anziano della Serie A, ma il suo Empoli è sbarazzino, e domenica scorsa gli ha regalato la vittoria a sorpresa nel derby con la Fiorentina. Una gioia bagnata dalle lacrime, quelle per la morte del fratello Alberto. Un lutto che Andreazzoli avrebbe voluto vivere in disparte, senza andare in panchina e invece l'ha fatto, ha resistito, e solo davanti alle telecamere si è lasciato andare all'emozione per la perdita dell'amato fratello al quale ha dedicato quell'attimo di gioia per la vittoria. Il 70enne Claudio Ranieri da Testaccio è tornato a Leicester con il suo Watford ed è uscito dal King Power Stadium da sconfitto, ma ancora una volta da eroe. I tifosi dei “Foxes”, che sor Ranieri portò al trionfo nella Premier 2015-2016, non lo dimenticheranno mai. Per loro, resterà per sempre “sir Ranieri”. L'applauso infinito del popolo del Leicester ha commosso Ranieri che ha detto: «Se sono sorpreso può capitare che pianga come oggi». L'omaggio di Napoli a Maradona, le lacrime di Andreazzoli e di Ranieri, sono episodi che rimandano, tutti e tre, a quella parola magica e quanto mai rara, specie nel mondo del calcio, che si chiama «riconoscenza». Segnali di speranza e come cantano due grandi vecchie glorie del cantar leggero, Mina e Celentano, forse «Niente è andato perso».
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