venerdì 12 settembre 2014
«Tutto, in natura, ha un'essenza lirica, un destino tragico, un'esistenza comica». George Santayana, filosofo nato in Spagna ma divenuto statunitense, figura centrale della cultura del Novecento, maestro del suo massimo poeta, Thomas Stearns Eliot, in questa visione shakespeariana accumuna il destino dei singoli a quello dei popoli e delle civiltà. Essenza lirica: la lirica è il genere poetico primario, la quintessenza della poesia, suscitato da Orfeo: tutto nasce da un tremito del cuore, e da un fuoco. La nostra essenza è poesia allo stato puro del miracolo. Destino tragico: tragedia significa essere agiti, in lotta con il fato, non del tutto liberi, ma abbastanza per lottare, soffrendo. La vita, dopo la nascita incantevole, è lotta drammatica. E qui la conclusione, paradossale: come nelle commedie di Shakespeare, quel fuoco bruciante da cui si nasce, quel teatro drammatico in cui lottiamo vivendo nell'agone del mondo, visti da un occhio distaccato, sono anche una sorta di commedia, che alleggerisce il fuoco della nascita e il dramma dell'esistenza. Commedia è la vita dell'uomo per Shakespeare, «il racconto di un idiota», la «recita di un attore ubriaco»… Tutto vero, ma di una verità simile alla stoffa dei sogni. La vita, sdrammatizzata, di fronte all'Infinito.
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