domenica 21 maggio 2006
Quando ci si trova davanti a un ostacolo, la linea più breve tra due punti può essere anche una linea curva. La rielaborazione in tre fasi e forme diverse del dramma Vita di Galilei (1939; 1946; 1955) da parte di Bertolt Brecht ha trasformato il celebre scienziato in un personaggio trifronte: ora è il combattente per la libertà intellettuale, ora è il difensore della propria serenità e del godimento personale, ora è nientemeno che il capostipite degli scienziati atomici asserviti al potere. Lasciando da parte questa libera metamorfosi, dal Galileo di Brecht
ricaviamo una battuta interessante: non è vero, infatti, che la strada più diritta e sbrigativa sia la più efficace per superare un ostacolo. Più produttivo può risultare in alcuni casi l'accerchiamento paziente, la strategia lenta e minuziosa, la curva progressiva di avvicinamento rispetto alla marcia frontale di sfondamento.
Questa lezione ripropone, da un lato, un vizio e, dall'altro, una virtù. Il vizio è l'irritazione iraconda, l'incapacità di sopportare un contrattempo, la frenesia istintiva. La virtù è la sapienza dell'attesa, la pazienza, la pacatezza, la riflessività. Purtroppo siamo sempre più abituati dai ritmi attuali della società a volere tutto subito. Si diventa, così, frettolosi nei risultati, sommari nei giudizi, approssimativi nei comportamenti. Il lungo esercizio della riflessione, del vaglio, della ponderatezza è ormai spazzato via dall'irruzione fulminante e spesso disastrosa. Impariamo, allora, l'uso della «linea curva» che attenua la fretta e raggiunge la meta con passo quieto ma sicuro. Anche perché le distanze non si misurano solo in metri come si fa a livello quantitativo ma pure negli ostacoli che le connotano, proprio come facevano gli antichi cinesi che computavano non solo la linea retta tra un luogo e l'altro ma anche le salite o le discese.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: