venerdì 5 marzo 2021
Di notte le tre Torri sfolgorano nel cielo di Milano. Altissime, audaci nelle linee che pare sfidino geometria e gravità. City Life, dicono tutti, è bellissima. Qui c'era la vecchia Fiera Campionaria, dove i milanesi negli anni 60 del secolo scorso portavano i bambini a vedere le nuove Fiat, e le meraviglie fatte in Moplen: e la guerra pareva un assurdo ricordo, e il progresso felice e inarrestabile. Forse la nostalgia pesa. O forse i negozi sono troppi e troppo cari, le luci aggressive. Cresciuta fra le botteghe della vecchia Porta Nuova, qui mi sento fuori luogo. È una Milano trasfigurata: vedo come sarà, dopo che me ne sarò andata.
L' ultima nata delle Torri, la Libeskind, gobba e inclinata com'è, mi innervosisce particolarmente. Pare la cresta altissima di un'onda quando, al culmine, ricade. I ragazzi, però, per City Life impazziscono. È la loro città. (O, mi viene il dubbio, è la Milano di un tempo già tramontato? L'incarnazione di una Milano rampante, che la pandemia ha cancellato). Fuori, ritrovo il caro fruscio sui binari del tram 19. Bellissima la città delle Torri, ma non mia. Nemmeno invidio chi ci abiterà. Troppo silenzio negli appartamenti perfettamente insonorizzati, al trentesimo piano. E quella terza torre, così paurosamente curva. Mi volto ancora a guardarla. Davvero un'onda superba sembra - nell'attimo in cui la cresta s' infrange.
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