mercoledì 28 febbraio 2024
La mostra del fotografo di Senigallia a Cinisello Balsamo, fino al 19 maggio, celebrando i 20 anni del Mufoco, il primo Museo pubblico in Italia dedicato alla Fotografia Contemporanea e all’immagine
Mario Giacomelli, "Questo ricordo lo vorrei raccontare". Una delle foto esposte al Mufoco di Cinisello Balsamo

Mario Giacomelli, "Questo ricordo lo vorrei raccontare". Una delle foto esposte al Mufoco di Cinisello Balsamo - Archivio Mario Giacomelli © Rita Giacomelli

Gli scatti dei “pretini” che giocano sulla neve fanno parte della memoria fotografica collettiva. Le scattò fra il 1962 e il 1963, a Senigallia, la sua città. E poi ci sono i suoi paesaggi iconici, certo. Ma c’è un Mario Giacomelli sconosciuto, che si scopre con l’ultima serie fotografica, spiazzante e choccante rispetto al Giacomelli noto, creata dall’artista nel 2000, poco prima della sua scomparsa. Il suo “testamento” artistico, fra la vita e la morte: Questo ricordo lo vorrei raccontare. Sessantasei opere vintage, oltre 400 provini che ricostruiscono i movimenti di Giacomelli nello spazio e il suo racconto fotografico, e poi riproduzioni di negativi, manoscritti, registrazioni audio e video che illustrano la sua opera e il suo pensiero. Perché entra nel pieno del “mondo immaginifico” dell’ultimo Giacomelli. Fra scene e natura, oggetti, abiti, carte, ombre e figure strane, reali e irreali, incursioni dello stesso fotografo, senza un limite fra la realtà e l’onirico.

Il ricordo del fotografo si materializza a Cinisello Balsamo, fino al 19 maggio, celebrando i 20 anni del Mufoco, il primo Museo pubblico in Italia dedicato alla Fotografia Contemporanea e all’immagine tecnologica: un traguardo importante per l’istituzione culturale che ha sede nella splendida Villa Ghirlanda, dimora seicentesca che sempre nel 2024 festeggia il suo primo mezzo secolo per la comunità, 50 anni dal suo conferimento alla municipalità di Cinisello Balsamo e alla cittadinanza. La festa Mufoco viene sigillata da una notizia importante, «un grande regalo – ha spiegato il sindaco Giacomo Ghilardi, anticipando la conferma dell’imminente firma di un accordo di valorizzazione del patrimonio fotografico museale con il ministero della Cultura, il Comune di Cinisello Balsamo e la Città metropolitana di Milano -. Mufoco si conferma quindi un’eccellenza del nostro territorio. Oltre alle prestigiose collezioni, il Museo vantare significativi progetti sociali, testimonianza che la cultura deve essere ed è davvero per tutti. Il rinnovamento eseguito nella sua sede si caratterizza per l’occhio di riguardo all’accessibilità. Un messaggio importante che rende ancor più il Mufoco una realtà da valorizzare nel tempo».

Un museo che mette a fuoco, attraverso le immagini, i temi cruciali della contemporaneità. «Occuparsi di un Museo di Fotografia contemporanea significa trattare una questione centrale del nostro tempo, il tema della “verità” ha detto il presidente Mufoco, Davide Rondoni -. E la battaglia della verità si gioca oggi sulla gestione delle immagini. Mufoco sta interpretando in modo sempre più moderno e contemporaneo la funzione del museo, inteso non più solo come spazio ma come cuore pulsante e vivo, che va oltre la sua vocazione espositiva. Attraverso il suo ricchissimo archivio, un patrimonio culturale e artistico inestimabile, si generano ogni giorno iniziative e attività che vanno ben al di là dei confini nazionali, con un occhio sempre attento ai progetti, in Italia e all'estero, dedicati a nuovi e giovani artisti».

In questo solco si inserisce il lavoro di Giacomelli, il «mago» Giacomelli che scrive con la «luce e il buio» ciò che è «recupero e invenzione». «Un Giacomelli sconosciuto» – ha osservato la direttrice Gabriella Guerci, raccontato nella mostra e nel libro (Skinnerboox) che la accompagna, ideato dall’editore Milo Montelli, che ne è curatore insieme a Katiuscia Biondi Giacomelli, la nipote. Ed è lei, direttrice artistica dell’Archivio Mario Giacomelli, a guidarci in queste foto appunto «choccanti», che «coraggiosamente ci svelano il mondo immaginifico di Mario Giacomelli. L’ultima serie creata prima della morte, eppure concepita come un inno alla vita – ha spiegato –. Un progetto artistico che si propone di infondere rigenerazione, di dare nuovo senso alle cose: siamo per questo felici di aver portato questa mostra in un momento di rinascita del Museo».

È lo stesso Giacomelli, in un suo testo, a spiegare il senso del suo ultimo viaggio fotografico: «Non è facile spiegare la presenza della mia persona nelle ultime fotografie, è come se entrassi dentro di me e ne uscissi purificato. Non so come dire… un partecipare in maniera simbolica. Quindi in questo lavoro ho messo anche il mio volto; questo è come la storia della maglia che si rovescia: è il rovescio della mia interiorità, io vado dentro ed esco fuori. Però con questa immagine esco da me stesso come lavato (…) purificato perché ho provato la gioia di essere presente e averne il ricordo».

Una foto e 706 parole.

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