L'anno della vendemmia scarsa
sabato 12 gennaio 2008
Fermi i consumi interni, buone le esportazioni mentre sulla scena internazionale si consolida la concorrenza. Non c'è che dire: il mondo del vino " nazionale e internazionale " ancora una volta stupisce per la sua complessità fatta di questioni tecniche (come la scarsa produzione), ma anche di mercato (la concorrenza) e di "tendenze" (i consumi).
Il risultato è un mix quasi imprevedibile di tensioni commerciali e produttive che, di volta in volta e a seconda dell'area di produzione, fanno volgere il barometro al bello oppure al cattivo tempo. I casi dell'Italia e dell'Europa, dell'Argentina e degli USA, sono da questo punto di vista molto chiari.
Secondo l'Unione italiana vini (Uiv), che ha effettuato un primo bilancio del comparto nazionale, il 2007 sarà ricordato come l'anno della vendemmia scarsa (40 milioni di ettolitri in Italia, 47 in Francia) e dei consumi a picco. Un dato, quello della diminuzione delle produzioni, comune anche alle altre aree di produzione, tanto che l'Oiv (l'Organizzazione internazionale del vino) indica una stima produttiva inferiore ai 267 milioni di ettolitri: -5% rispetto al 2006. In Italia, tuttavia, questa situazione "tecnica" si è confrontata con prezzi all'origine in risalita ma, soprattutto, con consumi in discesa. I dati dell'Osservatorio Ismea-AcNielsen, aggiornati ai primi dieci mesi del 2007, indicano infatti una riduzione degli acquisti domestici in volume pari al 6,5%, affiancata da un -2% in valore.
Insomma, si è prodotto meno vino, ma se ne è acquistato in quantità inferiore. Almeno in Italia. Ma è proprio da qui che emergono le grandi diversità all'interno del settore. Negli USA, infatti, gli acquisti di bottiglie di vino sono cresciuti in maniera esponenziale. Detto in altre parole, gli statunitensi bevono sempre più vino e nel 2007 hanno oltrepassato gli italiani, avvicinandosi ai livelli record della Francia che potrebbero essere superati fra qualche anno. Le casse consumate lo scorso anno sono arrivate
a 304 milioni, e il loro numero cresce da oltre 15 anni.
Alla base del fenomeno, sarebbe un insieme di fattori di cui fanno parte importanti campagne pubblicitarie, i nuovi e giovani consumatori, la crescita del numero di donne lavoratrici e con alto reddito sensibili al prodotto e, soprattutto, un marketing che sta puntando molto sulla "facilità" del bere vino. Tutto il contrario " almeno apparentemente " di quanto accade in Italia dove il vino è ancora oggi il prodotto d'eccellenza di fasce d'età più avanzate. E non è finita qui. Accanto ai Paesi "vecchi" produttori, la viticoltura mondiale in questi ultimi mesi ha riservato più di una sorpresa. A partire dallo champagne prodotto in Gran Bretagna, per arrivare al consolidamento di aree di produzione come quella dell'Argentina.
Basta pensare che le esportazioni di vini argentini nel 2007 dovrebbero aver raggiunto un valore di 650 milioni di dollari (+30% rispetto al 2006). Di questo passo " fa notare ancora l'Uiv - da qui al 2010 il valore dell'export argentino arriverà a sfiorare il miliardo di dollari.
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