sabato 30 agosto 2014
«Non temo, ora, Cinzia, i lugubri Mani,/ né cerco di evitare il destino e il rogo estremo,/ ma che sia assente alle mie esequie il tuo amore,/ questa è la mia angoscia, non il rito ferale». Versi di Properzio, uno dei grandi poeti che hanno reso immortale la Roma di Augusto: con Virgilio, Catullo, Lucrezio, Ovidio, Orazio, Tibullo, forma un drappello di potenza poetica mostruosa, capace di coprire tutto l'ambito dei generi, dal poema epico all'elegia, alla lirica pura, che Properzio elabora in una forma originalissima, nel libro interamente dedicato all'amata Cinzia, poesie in forma epistolare. E se il tormento è il tema di ogni grande lirico d'amore, qui lo vediamo estendersi oltre il presente. Il poeta immagina il momento della sua morte. Che giungerà anche per lui, come è naturale. Ma non la teme. Non ha paura di morire, ma di trapassare al mondo delle ombre senza la presenza amorosa di Cinzia. Di andarsene senza il suo bacio e le sue lacrime. Il mondo romano, come quello greco, non conosce vita ultraterrena, gli dei non offrono l'immortalità all'uomo, la cui anima, alla morte, si perde vana in una palude disperante e buia. Ma l'amore resiste, non demorde: se la donna amata mi sarà accanto, se morirò nell'amore, la morte stessa non avrà dominio.
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